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lunedì 11 dicembre 2017

Il complotto è made in London

Il divertimento c’è, per trecento e più pagine, fabbricate dai servizi inglesi, maestri del menare il torrone – Londra è sempre gravida di complotti, se ne fa un brand, l’intelligence è sport inglese per eccellenza, Harding da solo è “specialista” di Berlino, Mosca, Afghanistan e Iraq, e biografo non auotorizzato di Assange (wikileaks) e Snowden. Ma la somma non lo vale, un film costa la metà, meno.
Il gioco è noto, e non è difficile: è giocare tra indizi (in inglese evidence) e prove. Che obiettare all’evidenza? E poi, in un certo senso, è un bel gioco: che si possano fabbricare storie e venderle a 20 euro. Magari avendo ammortizzato la spesa (il tempo di lavoro, il telefon, i viaggi, magari la segretaria) a mont e. Però, c’è chi ci crede.
D’altra parte non ci crede evidentemente neppure l’editore italiano, che è  Berlusconi. Harding punta sul mercato grosso, e quindi su Trump, Berlusconi è quisquilia per i servizi inglesi. Ma il primo “candidato di Putin”, coccolato dal Cremlino postsovietico, di cui Harding fa la “storia”, è stato Berlusconi stesso.
Harding, Berlusconi, MI 5, ci prendono in giro? Trump non è della massoneria inglese? La Russia è sempre fertile di best-seller, dopo “Guerra e pace”?
Innocuo. Non fosse per la fama sinistra dei servizi inglesi, militari (controspionaggio) ma molto mestatori. in Europa orientale, in Libia, e anche in Italia: hanno protetto per venti anni i terroristi di destra italiani - il tempo per mandare in prescrizione le condanne non eseguite - e li hanno anche arricchiti, gli stessi che ora animano Forza Nuova e CasaPound. 
Luke Harding, Collusion, Mondadori, pp. 336 € 20

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