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venerdì 15 marzo 2019

Il romanzo di Lalla in figure

Un semplice ottimo catalogo omaggio, di una mostra romana in onore di Lalla Romano, pittrice e scrittrice – “Romanzo di figure” viene da uno dei suoi tanti libri di fotografia. Di quando Roma aveva un dipartimento Cultura, 2001, un altro mondo – sembra impossibile ma c’è stato, appena
Ieri. Con fotografie, quadri e libri, di versi, racconti, romanzi. Dalle foto col padre, Roberto Romano, 1904-1914, ai quattro album fotografici che pubblicò con Einaudi dopo il successo letterario, “Lettura di un’immagine”, “Romanzo di figure”, “Nuovo romanzo di figure”, “Ritorno a ponte Stura”, alla collaborazione finale con Antonio Ria.
“Io dipingo sempre mentre guardo, allo stesso modo scrivo sempre”.  Dapprima indirizzata alla pittura, a scuola da Casorati, scrittrice poi per immagini. Fin dal debutto, nel volumetto “Le metamorfosi” che Vittorini subito pubblicò nei Gettoni. Di vita facile, che sa apprezzare. Narratrice di memorie, che però non sono selfie, ma altrovi, geografici e mentali. Anche nei libri che si rileggono, privati e privatissimi, particolareggiati, ma con l’effetto di costruirsi a romanzo: “Le parole tra noi leggere”, 1969, la vita del figlio Piero, allora ventiseienne, e “L’ospite”, 1983, di cui è personaggio il nipote Emiliano, figlio di Piero. L’esposizione terminerà con se stessa, “Una giovinezza inventata”, 1979, sulla vita da studentessa a Torino, con lo zio Peano, il matematico celebre. E col marito moribondo Innocenzo Monti, “Nei mari estremi”, 1987.
Con più grazia, un po’ borghese, senza lamenti  cioè né rivalse, una Annie Ernaux del secondo Novecento. 

Romanzo di figure, Casa delle Letterature

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