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venerdì 15 marzo 2019

Chi si ricorda dell'internazionalismo


Ai primi di marzo del 1919 si teneva a Mosca una riunione di esponenti politici di mezza Europa di area socialista, che avrebbero dato vita all’Internazionale Comunista, o Terza Internazionale, di cui quella riunione sarebbe stata il primo Congresso. Diciannove partiti e “organizzazioni rivoluzionarie” parteciparono, dal 2 al 4 marzo. In quella che era la capitale della nuova Russia sovietica. Molti proveniente da paesi in fermento: Germania, Austria, Ungheria, Polonia, Finlandia, Bulgaria – nessuno dall’Italia. Che tutti confluiranno presto in regimi autoritari  di destra.
Essendo l’Internazionale Comunista, questo spiega il silenzio dei media, è un non-evento. Ma anche degli studi storici? E senza nessuna nostalgia, neanche una lacrima? Un’eccezione curiosa in una cultura ridotta a celebrazioni di centenari, cinquantenari, anche quarantenari, di Pasolini per esempio, di puro passatempo, per non saper che fare.
Il silenzio sulla nascita dell’internazionalismo è però una conferma, ulteriore: non solo la sinistra politica è sradicata, anche il passato. Lo sradicamento della storia è sicura certificazione del nazionalismo – dell’autoaffermazione, o sovranismo come si vuoole chiamare. Non nuovo e anzi vecchio, e disastroso.

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