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sabato 26 giugno 2021

Giallo parodia

La storia antica rivitalizzata attraverso le “storie”, di - attorno a - Aristotele. Su trame vere che sembrano inventate. Il moralista Demostene è un ladro, del tesoro pubblico. Alessandro Magno un furbo, oltre che un violento: per il funerale del padre Filippo volle bruciate armature d’oro – sapendo che il metallo non brucia, e poi si può raccogliere. E il saggio Aristotele che parte alla ricerca dell’oro.
Aristotele si è occupato di talmente tante cose che è difficile fargli fare qualcosa di nuovo. Margaret Doody lo ha mandato a Eleusi, a turbare i misteri, in Persia, in  Egitto, e nei meandri della politica, infetta come ai giorni nostri.  Qui, dopo la morte di Alessandro, i generali se ne contendono l’eredità, e per questo il cadavere – mentre gli ateniesi riprendono a mugugnare contro i macedoni invadenti. Chi si appropria del cadavere giusto è il segreto del plot, e quindi non si può dire – neanche wikipedia aiuta, la storia resta ambigua al riguardo. Aristotele - poiché di lui si deve trattare, è il genere Doody, anche se qui appare poco e male - si lascia convincere da uno sconosciuto, apparso al Liceo vestito d’oro per maggiore inverosimiglianza, che a Filippi i buoni Macedoni hanno preparato per lui un tesoro, un premio in oro, e il filosofo, malgrado tutta la sua filosofia, parte alla ricerca.
L’eco è inevitabile del famoso “ci rivedremo a Filippi”, ma il luogo della battaglia è ben vicino alla Montagna d’Oro del Pangeo: Filippi è attorniata da montagne d’oro, o almeno da una, il Pangeo. E l’oro è la forza dei Macedoni, che si sono potuti con esso comprare Atene – Atene conosceva solo l’argento.
Aristotele è convocato misteriosamente, ma non troppo, come testimonial, si direbbe oggi, personaggio famoso per illustrare un evento:, deve onorare il funerale di Efestione, l’amante di Alessandro Magno. Una comparsata, la sua, con la commessa anche di un’ode-epitaffio per il giovane – che Aristotele compose effettivamente… Ma, Aristotele alla ricerca di una “ricompensa”? Un premio in denaro, quasi un premio filosofico o letterario. Certo, può succedere, per quanto poco plausibile, o interessante: è quello che succede qui, per moltissime pagine.
Dai best-seller non si pouò pretendere tutto, e neanche molto. Però, lasciano sempre più il gusto della macchina. Della compilazione collettiva, secondo un canovaccio. Mescolando cioè ingredienti noti per vendere: un po’ di avidità, un po’ di malattia, un po’ di violenza, qui, alla fine, la gaytudine, con la necrofilia. Si va come per la cucina, per ricette. Ma si legge questo “Doody” come se fosse un brand, o un nome collettivo – a parte la conoscenza minuta dell’aneddotica aristotelica, che è il trademark doodyano originario, su tutte le possibili fonti, e più sui “Deipnosofisti”. Come una sceneggiatura senza regista, in cui ognuno degli sceneggiatori introduce un aneddoto o uno sviluppo. Disinvolto, anche nella misura - sembra una parodia.
Margaret D oody, Aristotele e la Montagna d’Oro, Sellerio , pp. 488 € 16

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