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giovedì 4 gennaio 2024

Gadda ha un orgasmo

“Una novella, progettata niente meno che nel ’31, e cresciuta via via anch’essa alle dimensioni di un racconto lungo”, con le parole del curatore Dante Isella; “poi, di un romanzo in cinque capitoli”. Un progetto abbandonato, ma da cui molti materiali Isella trova rifluiti ne “L’Adalgisa”, la raccolta di “disegni milanesi” pubblicata a fine 1943 – nelle Firenze occupata dai tedeschi, è il caso di sottolineare.
Una ripresa postuma, molto curata, da cultori della materia. Sempre effervescente, però, benché ripetitiva. Per lo humour attorno a Milano, ai lombardismi, di abitudini e linguaggi, e al generone milanese, sempre applicato e innovativo, e chiuso e ripetitivo. Nelle sue regole piccolo borghesi, di un mondo che corre in avanti con la testa all’indietro, applicato a costituirsi, consolidare, proteggere un pedigree. Fatto di niente, solo abitudini. E per il tentativo di Gadda di creare un personaggio, altri che se stesso, una donna lombarda con un po’ di nervi e di sangue caldo.    
L’impressione è netta, scorrendo le varie redazioni (tre) del progetto, novella-racconto lungo-romanzo, che Gadda, oltre ai lombardismi, avesse di mira il bovarysmo. E per una volta senza cattiveria – un’eccezione doppia, dunque.
Tutto gira attorno a una lei, con vari nomi, Margherita, Zenaide, Zoraide, Noemi, Carla, da ultimo donna Elsa, vedova procace risposata con un commerciante in cioccolaterie di consolidata tradizione, in età, con la gotta, e il mal di schiena. Che la parentela acquisita, i passanti, e la platea al concerto Levi Stangermann con 120 professori d’orchestra ammirano invidiosi, e per la quale il ragazzo del macellaio, Bruno\Carletto, dalla signora promosso pulitore di parquet, stravede, ricambiato. Per donna Elsa Gadda si spinge, capitolo III della seconda redazione, “Un’orchestra di 120 professori”, a un linguaggio poco gaddiano, addirittura partecipe invece che ironico: “Un orgasmo strano s’era impadronito di lei; forse il passato, forse, invece, il futuro; ella reluttò alle misericorde carezze della consuetudine, selvaggiamente: nuovi gridi irruppero in lei. Un orgasmo come di febbre”. Immaginario. Da letteratura cosiddetta di appendice, non flaubertiana. Doppiato da amore-morte, altro tema della novellistica francese di costumi o per signore, pure variamente sbertucciata (Prevost, Ohnet) - nonché delle storie di passione degli arciduchi absburgici, altrettanto irrisi.
Un’opera di appassionato amore del curatore, che ne propone la documentazione e la decifrazione per metà buona del volume, navigando fra gli scartafacci autografi, con tagli, cancellature, rinvii, note sparse – a conferma che l’Autore ha (vuole, necessita) il “suo” critico. Gadda ha avuto la fortuna, straordinaria, al pari successivamente di Pasolini, di averlo in gioventù in Gianfranco Contini, e postumo in Isella (ora nel gran lavoro di rilettura in casa Adelphi, tra Paola Italia, Pinotti e Claudio Vela).Con inevitabili errori di lettura-trascrizione, malgrado l’acribia? Una si può rilevare, curiosa. La muscolarità di Bruno, tema ricorrente, ossessivo, a p. 126 è, da “portiere della Juventus”, quale capitava alla povera Elsa di ammirare sulle foto del “Secolo Illustrato”, “uno juventino mancato”, appaiato anche a “Martinetti, quanto a gambe, non il solitario filosofo di Castellamonte, s’intende, ricordato ormai da 30 persone, ma lo springer della sei giorni di Leipzigerstrasse, idolatrato da trenta milioni di persone”. Piero Martinetti il filosofo, Avanti Martinetti (nato a Losanna da genitori socialisti della Valle Stroma, morto a Parigi) lo “springer”, un campione di ciclismo su pista, un velocista – uno sprinter nella terminologia tecnica.
Pezzi di bravura. Per una lettura episodica. Per una volta Gadda si spinge anche a tessere le lodi, naturalmente semiserie, di Milano. E mette in chiaro le proprietà del mistilinguismo - non la preferenza personale ma la sua necessità - del riuso dei dialetti (nel primo progetto, qui pubblicato come dossier finale). Di una scrittura comunque polisensica – “mille sensi ha il verso, e li abbia”.  
Carlo Emilio Gadda, Un fulmine sul 220, Garzanti, pp.327  €10

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