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venerdì 10 maggio 2024

Letture - 550

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Austria
– Il Nemico fu eretto arbitro. Di calcio, nel 1956. Lo ricorda Gabriele Romagnoli, nella presentazione degli scritti calcistici di Pasolini (Il mio calcio”): “Nel girone di ritorno, a garanzia d’imparzialità, le gare furono affidate a arbitri austriaci”.
 
Cina
– Fu “scoperta” da Montaigne, e poi da Voltaire, come una sorta di paradiso terrestre. Montaigne ha “la superiorità morale dei cinesi” – ma nel quadro della sua apologia del “buon selvaggio”. Da Voltaire nel “Saggio sui costumi e lo spirito delle nazioni”, 1756 - ma già nel “Secolo di Luigi XIV”,1738-1751 – come luogo di tutte le virtù, le buone leggi, il buon governo, e anche la buona letteratura.
 
Cina-Europa
 - “Cina pacifica e saggia – Europa guerriera e folle, sarà il gran motivo svolto a piena orchestra dall’Illuminismo settecentesco” – Federico Chabod, “Storia dell’idea di E uropa”,80-81. Ma il tema era già svolto da Montaigne, e prima ancora (Chabod omette i gesuiti) da Botero, Francesco Carletti, Ludovico Guicciardini.
 
Don Ferrante - Un grande giornalista dice Gadda l’aristotelico di Manzoni, del romanzo, nel saggio “Apologia manzoniana”, una riflessione, una delle sue prime, non pubblicata, del 1924: “È una persona colta. Guida l’opinione. Se vivesse molte redazioni di quotidiani se lo contenderebbero”.
 
Germania – Le minoranze sparse in mezza Europa, causa (una delle cause) della seconda guerra mondiale, danno al tedesco una sorta di primato letterario diffuso tra le nazioni – Alessandra Iadicicco su “La Lettura”, 5 maggio: “Sotto un profilo strettamente letterario è interessante ricordare che tra i 14 premi Nobel per la letteratura di lingua tedesca, dal primo, il tedesco Theodor Mommsen all’ultimo, l’austriaco Peter Handke, che da oltre trent’anni vive in Francia, ci sono due svizzeri, Carl Spitteler e Hermann Hesse (tedesco di nascita naturalizzato elvetico), un bulgaro, Elias Canetti, e una rumena, Hertha Müller”. Senza dimenticare “due tra gli autori più grandi dell’Europa e del mondo”, Rilke e Kafka, della “comunità minoritaria di lingua tedesca – parlante un tedesco purissimo, cristallino, musicale, intatto da influssi dialettali – dell’allora Cecoslovacchia”.
 
Gramsci – È sardo, perché sarcastico. Tale lo dice Emilio Lussu in “L’avvenire della Sardegna”, 1951- “espressione” invece “estranea alla Deledda”. Per “quella nostra ironia che appare disarmata ma che ferisce, e che fa del sarcasmo la nostra naturale impronta”. La cattiveria del servo (captivus), continua Lussu, “non differente nep­pure oggi da quella che Cicerone vedeva negli schiavi sardi ven­duti sul mercato di Roma”.
 
Italia – Manca di filosofia, scriveva Leopardi a Igino Giordani il 13 luglio 1821: “Chiunque vorrà far bene all’Italia, prima di tutto dovrà mostrarle una lingua filosofica, senza la quale io credo ch’ella non avrà mai letteratura moderna sua propria, e non avendo letteratura moderna propria, non sarà mai più nazione.” – l’Italia necessita, concludeva, di “filosofi inventivi, e accomodati al tempo”.
 
“Paese dalle mille città”, Federico Chabod, “Storia dell’idea di Europa”, 74, “ognuna ricca di una sua tradizione culturale e politica”.
  
Italia-Germania – Non ci sono solo la storia, da Arminio all’Unione Europea, e l’economia (il quadrilatero Lombardo-Veneto\Baviera-Baden) a unire Italia e Germania, c’è anche la lingua, “dei bavari e degli alemanni penetrati attraverso le Alpi in Veneto, Trentino, Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia: la lingua cimbra, l’idioma walser,  la lingua móchena e di Sappada, il saurano, la lingua della Val Canale o del Timau, tutte di origine medievale” - Alessandra Iadicicco, “La riscossa del tedesco” (“La Lettura” 5 maggio). In aggiunta all’Alto Adige-Sud Tirolo, dove è lingua nazionale.  
 
Lutero – “Lutero vive come un idolo di santo cattolico nell’anima dei riformati” – C.E .Gadda nella “Apologia manzoniana” del 1924, da poco dismesso dal campo di Celle in Germania, prigioniero di guerra.
 
Manzoni – “Scrittore degli scrittori” lo nomina Gadda, manzoniano fervente, nella “Apologia manzoniana”, 1924.
 
Oriente – È “superiore”, di gran lunga, nel Settecento francese, e soprattutto in Voltaire, un secolo e mezzo dopo la sua “scoperta” – la sua formulazione – da parte di Guillaume Postel e dei gesuiti. In termini ammiratissimi, che contraddicono. “I cinesi sono superiori a tutte le altre nazioni dell’universo” è Voltaire nel prospetto di “Saggio sui costumi e lo spirito delle nazioni” (1756).   Per un lungo elenco di primati: religione, giustizia, moralità, saggezza del governo – un governo dei dotti, dei “mandarini”. Voltaire scriveva in polemica (non dichiarata) con Montesquieu, che invece, sia nelle “Letere persiane” sia nello “Spirito delle leggi”, faceva dell’Europa la patria della libertà e del progresso, e dell’Asia un mondo immobile e dispotico, la Cina più che l’India. Ma l’opinione prevalente era in Francia, e anche in Italia, con Voltaire, spiega Chabod nella “Storia dell’idea di Europa”.  
 
Roma – Wladimir d’Ormesson, per un breve periodo nel 1940 ambasciatore francese  alla Santa Sede, cita a proposito dell’entrata in guerra dell’Italia, contro la Francia, il cardinale de Retz, potente del Seicento, che ammoniva: “Vi sono molte persone a Roma che amano uccidere chi è già a terra. Non cadete”.  
 
Vendetta – Quella sarda Emilio Lussu (“L’avvenire della Sardegna”) vuole speciale  (“noi siamo tutti piuttosto cattivi, a freddo, senza trasporti sentimentali”): “Essa non esplode immediata e pubblica, come in Corsica, incontenibile risposta al­l’offesa. La vendetta sarda è covata lungamente, silenziosa e clandestina, per anni, spesso per tutta la vita; e colpisce calcolata­mente, solo nel giorno più propizio, sì che alla strage del nemico corrisponda l’incolumità propria e, possibilmente, l’ergastolo per il nemico numero due, verso cui devono convergere tutti gli elementi di accusa. Vendetta, come ognuno vede, impeccabilmente razionale”.

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