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giovedì 22 novembre 2007

A Sud del Sud - l'Italia vista da sotto (8)

Giuseppe Leuzzi

L’unica rivoluzione – si fa per dire, l’unica novità – del Sud nel lungo dopoguerra sono state le polacche. Arrivate venticinque anni fa col papa, le polacche – anche qui si fa per dire, ora sono più spesso romene, ucraine, moldave, russe… – hanno introdotto nei paesi l’indipendenza di spirito e la cura del maschio.
Il maschio, padre, marito, fratello, non aveva prima rispetto: era, sotto l’ambigua figura patriarcale, bestia da soma e pezza da piedi. Era solitamente un avvinazzato, preferiva l’osteria alla casa. Le polacche hanno costretto i maschi a parlare.

Dalla criminalità ci si può difendere. Soccombere è una di cinque possibilità: ci sono i carabinieri, si può farla franca, si può fare un compromesso, e si può anche battere il nemico con le sue armi. La criminalizzazione invece toglie l’aria. All’operatore privato, che da vittima sarà sempre sospettato e accusato di correità, dal favoreggiamento all’associazione esterna e al traffico d’influenze. E all’amministratore pubblico, che per l’appalto di un gabinetto di una scuola dovrà garantire la certificazione antimafia di tutti i lavoratori dell’azienda appaltatrice – basta che un qualsiasi manovale abbia carichi pendenti per subire l’infamante accusa.

Ma si muoia per non voler pagare il pizzo. Per le forze dell’ordine non fa differenza, la mafia uccide i mafiosi. È così che si è vittime della mafia e dell’antimafia.
Si denunci un ricatto, una minaccia, una richiesta di pizzo: non verranno fatti appostamenti, controlli dei telefoni, intercettazioni ambientali, fotografie col brutto ceffo che vuole in prestito, subito, duecento euro. Dovrete prima dimostrare che siete titolare di un business, che siete sempre stato corretto, che siete un buon cittadino, se non un buon padre di famiglia (ma sono sospetti sia i figli che il celibato), e se non state tramando qualcosa in danno dell’assicurazione. Soprattutto dovete essere potente.

L’impunità è al Sud l’origine del crimine.
Molti criminali sono protetti perché sono informatori.

Sudismi/sadismi. Nel “Corriere della sera” del 20 ottobre 2004 la sentenza della Cassazione sul fallito attentato all’Addaura contro Falcone ottiene solo una breve: un “infame linciaggio”, proveniente anche da “ambienti istituzionali”, fu messo in atto contro Falcone per “delegittimarlo”. Da “imprudenti” anche e “autorevoli personaggi pubblici”, che hanno consentito ai “molteplici nemici del giudice d’inventare la tesi dell’attentato simulato”. Forse si poteva dire di più. Il processo si è fatto perché il giudice Falcone fu sospettato di essersi inventato l’attentato per farsi pubblicità. Dal Pci, dai giudici Domenico Sica, capo dell’antimafia, e Franceso Misiani, allora del Pci, e dal colonnello dei carabinieri, poi generale, Mario Mori.

Dall’Addaura Falcone emerge isolato, e questo significa che si può colpirlo. L’isolamento è confermato dai fatti reali, dalle informazioni buonissime di cui Riina dispone su Falcone, che gli consentono l’attentato logisticamente così complesso e riuscito. La reazione confusa all’assassinio Falcone conferma ulteriormente Riina: colpire Borsellino. L’attenzione è stata spostata dal grande processo di mafia alla politica. È solo dopo alcuni anni, dopo l’arresto e le prime condanne, che Riina accusa “i comunisti” – lasciato libero di farlo dai giudici di Reggio Calabria.

La prima segnalazione che un attentato si preparava contro di lui Falcone l’aveva avuta dal giudice Favi, ora procuratore generale facente funzioni a Catanzaro, quello che ha avocato l’inchiesta di De Magistris. Su indicazione di un detenuto. Allora sostituto a Siracusa, Favi aveva combinato un incontro in segreto con Falcone a Caltanissetta.

“Che l’attentato alla verità sia un ingranaggio, che ogni menzogna ne trascini con sé, quasi necessariamente, molte altre, chiamate a darsi, almeno in apparenza, scambievole appoggio, l’esperienza della vita lo insegna e quella della storia lo conferma”, Marc Bloch l’ha già scritto al cap. terzo dell’“Apologia della storia”: “Ecco perché tanti celebri falsi si presentano a grappoli… La frode, per sua natura, genera la frode”.
Non è facile, “inventare presuppone uno sforzo dal quale rifugge la pigrizia mentale comune alla maggioranza degli uomini”. E allora ecco l’invenzione opportunista: l’interpolazione, la connessione, il ricamo.

Si fanno convegni su Pintacuda a due anni dalla morte. A fin di bene? La legge dei sospetti al tempo della Convenzione distingueva i “semplici sospetti” dai “notoriamente sospetti”. Dove collocare Pintacuda? Sicuramente nella seconda categoria, per essere gesuita, e per l’abissale ignoranza della politica, che egli ha insegnato. Che cos’è la pandemocrazia? Nell’ipotesi buona è una tautologia (nell’ipotesi realistica è il casino). Ai tempi dell’adolescenza l’educazione dei gesuiti si distingueva per insegnare la scherma invece del pallone. Con la maschera.

La criminalizzazione del Sud è opera dei meridionali.
Non ci sono più nemici dei siciliani dei siciliani stessi, Sciascia compreso. Pirandello, invece, con la sua Bildung internazionale, restò intimamente legato alla Sicilia ma evitò le sudditanze politiche ed editoriali verso i “politicamente corretti” del tempo.
I napoletani sono tanto compiacenti con se stessi quanto feroci con gli altri meridionali, al Sud e al Nord.

I film americani del Sud sono un filone marginale, uno o due film l’anno, ma persistente. Fuori dalla noia, urbana e protestante, del demonio in noi, e negli altri. Con tempi lenti, personaggi buoni e cattivi, belli e brutti, e storie di vita ordinaria. Si fanno per l’aria? Per la latinità perseverante, nella religione e nelle lingue? Per la promiscuità? Sono storie, tempie luoghi, passioni, più vere.

Petrarca consiglia a un giovane corrispondente (“Lettere Familiari”, XVIII, 2): per imparare il greco non andare a Costantinopoli ma in Calabria.

Il Mediterraneo è nell’imprinting anche di chi non c’è mai stato, perché la Bibbia ci gira attorno.

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