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mercoledì 16 luglio 2008

Tettamanzi resiste: l'intelligenza è la speranza

“L’intelligenza della vita e la speranza nella vita non sono separabili”. Ha detto la parola giusta il cardinale di Milano Tettamanzi, sulla causa promossa e vinta dal padre di Eluana Englaro per staccare la spina alla figlia. Ha messo la sordina, rispetto agli altri suoi interventi nella vita della città, ma l’ha detto, Giuliano Ferrara, che lo sfida a essere chiaro e esplicito forse non l’ha letto.
“Per comprendere e abbracciare con lo sguardo della ragione la vita dell’uomo in tutte le sue possibili circostanze occorre aprirsi al pensiero del futuro. La ragione deve osare un’apertura sul domani, non può appiattirsi sul presente, rimanere prigioniera di un’opinione o di un’ostinazione, ma spalancarsi a tutta la realtà della vita, quella visibile e quella che i nostri sensi non riescono a percepire. Allo stesso tempo la speranza della vita scaturisce dal presentimento della realtà nella sua pienezza, della verità tutta intera, quella che sfugge alla scienza dell’uomo ma è rivelata dallo Spirito di verità (cfr. Giovanni 16,13) nella vita stessa di Gesù di Nazareth”.
Si è qui nell’ambito della fede, ma non disgiunto dalla ragione: “Nella luce di questa prospettiva trascendente prende forma un giudizio etico, che nasce dalla fede cristiana ma non è estraneo alla ragione: non possiamo spegnere la vita di nessuna creatura umana senza uccidere, insieme a lei, la speranza che vive in essa, quella di essere fatta per la vita e non per la morte”. Il cardinale ha perfino trovato il coraggio di rimettere i giudici milanesi al loro posto, ai quali non è sembrato vero di potersi intromettere anche nelle questioni delle cure adatte a ognuno. Richiamando una “giusta discrezione da parte delle autorità amministrative e giudiziarie?” Cauto ma sottolineato – a Milano poi sembra l’inizio di una rivoluzione.

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