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martedì 20 gennaio 2009

Pippi Calzelunghe, pulp

Nel secondo volume della trilogia del Millennio si arriva a pagina 260 senza novità. E questa è già una chiave: il lettore di gialli è masochista. Peggio ancora al clou delle settecento a passa pagine: il pezzo forte è infatti essere stato sparato all’anca, alla schiena e “due centimetri sopra l’occhio destro”, nonché sepolto sotto mezzo metro di terra, e riuscire ad accoppare lo sparatore a colpi di ascia, dopo aver messo fuori combattimento la Cosa, un gigante di due metri per due che non sente il dolore. Il giallo dunque dev’essere inverosimile, sempre alla Sherlock Holmes, e un po’ cazzabubblo.
Attorno a una Pippi Calzelunghe più incasinata e casinista, all’epoca dei piercing, gli sballi, gli stupri in famiglia e il lesbismo, le pistole elettriche.
Il terzo volume non sposta, non un’impressione durevole, un personaggio, una situazione, un posto, un volto, Larsson non è Dickens. Un affollamento dei peggiori detriti di nessun effetto, a parte la noia. Preceduto al solito dal furbo omaggio alle donne, che sono quelle che comprano i romanzi.
Le malversazioni alla Cepol, la polizia europea, diretta dall’ex capo della polizia di Stoccolma, Ulf Göransson, sembrano dire realistico il trittico. Ma la sua è una storia d’ogni luogo, la Svezia vi è fondale opaco, a parte la promiscuità sessuale. Specie d’inverno: non c’è ghiaccio né buio. La trilogia del Millennio è l’ubiqua cronaca aggressiva, alla “Gomorra”, droga, abusi, sui figli, i minori, le donne, gli immigrati, della realtà che supera l’invenzione, e il colore è la pirateria informatica. Sempre corretto, è insipido: i diritti umani non si prestano all’affabulazione? E' il fumetto, il pulp alla Tarantino. Ma tutto inferiore, malgrado tutto, ai killer veri, quali si ascoltano nelle intercettazioni ambientali dei carabinieri.
Un decimo del millennio è ormai passato ma non se ne vede traccia, neppure in traduzione.
Di notevole resterà in questa speciale trilogia del Millennio la creazione del best-seller. Non scadenzato, non di autore, alla Sherlock Holmes o alla Montalbano, ma seriale, impilato come i cubetti del lego, e venduto subito, in due settimane, a milioni. Anche se lo schema è trito: l’arruolamento di un critico (Fofi, Pacchiano), le prevendita in massa alle catene librarie, gli echi di stampa, l’appiglio della cronaca. E il presupposto che nessuno legga il libro - se qualcuno lo legge, Fruttero, si fa capire che è rincoglionito. Tutto allora eccezionale, ma in questo senso: tradurre, stampare e vendere tremila pagine, in milioni di copie, subito, prima che se ne accorgano, questi sono primati.
Stieg Larsson, La ragazza che giocava con il fuoco, Marsilio, pp. 754, € 21,50
La regina dei castelli di carta, Marsilio, pp. 857, €21,50

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