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giovedì 7 gennaio 2010

E' la Rai la fonte dell'antipolitica

Sono state feste senza tsunami né terremoti, e quindi due settimane, anzi tre di doloranti notiziari e telegiornali farciti di politica – la mancata strage di Al Qaeda negli Usa ha faticato a farsi strada. Roba da nausea. Roba che se uno potesse butterebbe all’aria tutta la politica. Perlomeno quella che si sorbisce in continuazione nella giornata dai notiziari della Rai e dai suoi telegiornali. Dove tutti devono dire la loro su tutto. Perentori. Ultimativi. Sarcastici. Non solo i ministri e i capi partito ma ogni vice del vice del vice, ora sono tutti presidenti, e perfino i segretari regionali e comunali. Tutti santoriani con l’arma letale – è forse una crisi d’astinenza: dovendo fare a meno di Santoro per le feste la Rai supplisce con i santorini?
Questo è bene per gli studi: si capisce dove si annidi l’antipolitica. Si annida nella Rai, l’emittente che tutti paghiamo. Nella presentazione che la politica fa alla Rai di se stessa. Di cui è parte principale la Rai stessa. Che si vuole libera e professionale, ma in tante ore, quotidiane, di libere elucubrazioni mai chiede a un politico serietà e misura. È il messaggio che crea l’autore, lo identifica, ma è il veicolo che crea il messaggio. Forse un po’ di misura nella stessa Rai, pur nell’insopprimbile lottizzazione, spingerebbe i lord protettori politici a essere meno antipatici.

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