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venerdì 2 luglio 2010

Secondi pensieri - (47)

zeulig

Felicità - È un’arte – “l’arte di essere felici”, scriveva Genovesi al fattore.
Anche l’infelicità è un’arte. Quella della mula del Berni, la quale sollevava i sassi per inciamparvi dentro.

Giustizia – L’Occidente è due archetipi, Socrate e Gesù Cristo, entrambi vittime di giudici ignobili. Cristo anche in Appello e in Cassazione.

Illusione – Fa parte della realtà umana. Ma non della natura, la natura non si fa illusioni. È parte di una natura preternaturale?
Qual è l’origine e la funzione dell’illusione? Consolatoria? Ma la realtà può non essere peggio, e potrebbe essere meglio, dare cioè più sollievo e più forza.

Immaginazione - È un riflesso della memoria. Avviene come nei sogni: la minuta realtà si deforma, si sfrangia, si stiracchia. Talvolta simbolicamente, talaltra nelle forme dell’incubo.

Immortalità – Niente nell’essere umano, non il cervello, non la fisiologia, portava a inventarla. Da dove nasce? È un riflesso della memoria. Che ha qualcosa dell’eterno ritorno, balzando indietro e avanti – l’immaginazione è proiezione della memoria, invenzione.
Inventare il tempo è solo normale, per il ciclo della luce. Ma l’eternità? Può essere solo l’altra faccia del tempo, cioè un esito della logica – il punto mobile vuole un punto fisso?

Incertezza – Nessuno se la dà e nessuno se la toglie, è nelle cose. È della natura, quindi di ogni aspetto del mondo, anche minerale. È parte sostanziosa però della sfera di libertà della vita animale – surrettizia?

Intellettuale - È chi fa professione della riflessione. Uno che riflette dunque a metà: spinto dall’emozione e dal calcolo (cinismo).

Mostruoso – Arriva per piccoli passi, attraverso la normalità – la storia di Hitler, la storia di Stalin. La mostruosità è della normalità, quella dichiarata e fracassona non ci concerne.

Natura - È indifferentemente bella e brutta, romantica e sporca, limacciosa, distruttiva. È cattiva? È stupida? È indifferente, si sa. È casuale,. L’uomo viene dalla natura, polvere e gas.
È “nemesi artistica” per Wilde. Al contrario: è l’arte al suo meglio, è difficile imitarla.
Non è più innocente, lo stato di natura russoviano, dopo gli studi etologici e la catena ecologica. In ogni tipologia animale e vegetale ci sno famiglie, parentele, gerarchie. Ma lo stato di natura di Rousseau è bello per questo, tiene a bada la natura vera – anche se è una delle complicazioni dell’esistenza, a fronte del realismo.

Pensare - Dio forse vuol essere normale. La sua assenza (morte, scomparsa) è tutta qui: ha tentato con la creazione, non gli è venuta bene, e se ne sta tranquillo, per i fatti suoi. Questo lo dice in sogno Montanelli, che non è simpatico. Ma non sarà il pensare una cosa montanelliana? Senza impegno cioè, come una battuta di spirito.

Progresso - È un’idea e un progetto. Finora è minimo, poiché la storia è breve, e tutto ciò che è, è come era: l’idea di buono e bello, e anche di santo, con variazioni irrisorie, e le attività pratiche, i congegni dell’ingegno, i criteri di amicizia e inimicizia (la politica) e quelli materiali, utensileria, alimentazione, abitazione, abbigliamento, mezzi e materiali di costruzione.
Alla radice è un’utopia: se qualcosa non funziona è nell’utopia.

Storia – È una pausa, nel progetto del Cristo: c’è il tempo del mondo, con un inizio e una fine, dentro l’eternità.
È un esame di riparazione. Il tempo cristiano è storia breve e unica, ma si ripete. E va confusa, pur sapendo dove dovrebbe andare, come un gregge africano in transumanza.
Ma la storia è profana, un tempo che si affaccia su uno spazio – che sono i corpi ed è l’infinito.
L’ibrido è dunque doppio. Come si sciolgono le incompatibilità? Era progetto del Cristo, se non la sua natura, introdurre una dimensione profana nel tempo sacro, intemporale? O c’è, fin dal Genesi, e nemmeno tanto surrettizia, nella dottrina cristiana una curvatura dell’intemporale nel senso della storia – del vissuto, la memoria, la critica? Il nostro tempo, il tempo storico, non si concilia con l’eternità. È lo stesso mistero del Cristo, che è nato ed è morto ma è Dio.

È breve. Immobile anzi, non ha sviluppo. Nei sette-otto millenni della memoria tutto è inalterato: mito, linguaggio, arte, e in fondo anche la tecnica (la fisica). La verità c’è ma è illusone, compiacimento, fantasia.
Sempre varia, sempre si connette per alcune invarianti – la fisicità della storia. Per un riflesso condizionato di tipo sociale, o biologico? Per inerzia? Probabilmente non varia neppure la periodicità.

Coincide con la caduta. Oppure no, con la creazione – scandita giustamente dai giorni. Comincia quindi con Dio. O ci fu un momento in cui Dio non creava? Nel primo caso Dio stesso si fa col tempo, con la storia. Anche nel secondo.

Viaggiare – Si fa sempre verso una meta, anche se si va per sport o passatempo. Metafisicamente la meta è l’inizio (l’origine): non si viaggia che in tondo?

Vita - È un segmento di luce tra due bui. Breve per gli animali e le piante, lungo per i minerali. Il buoi di prima e di dopo è la morte? Non può essere: il mondo – la natura – non può essere morto. Non per la logica, non per la chimica. Il mistero dell’universo va visto in senso “positivo”.
La mancanza iniziale e le fine ineluttabile sono vincoli tali che l’immaginazione tende al catastrofico. La stessa “composizione storica” di quel breve periodo di luce – tanto male accumulato in una vita di pochi anni – spinge alla depressione. Ma la vita non può essere altro l logicamente e chimicamente – del prima e del dopo.
La diversa durata della vita per le varie specie, e la diversa durata per le varie specie in epoche diverse, vanno ugualmente in questo senso. Nel corso della mia vita l’età media sarà cresciuta di una dozzina d’anni, cioè del 15-20 per cento. Sarebbe una mutazione genetica ma non lo è. Non c’è, non c’è mai stato, un decorso “normale” della vita.
L’insorgere della vecchiaia nel corso degli ultimi due secoli sembra rafforzare la parabola della vita: la nascita, la fase ascensionale, il declino, la morte. In realtà è un fatto sociale, legato al lavoro, o meglio al reddito, e all’eredità: sempre ci sono stati, in gran numero, dei vecchi attivi, e grandi masse di giovani e adulti inerti.

zeulig@antiit.eu

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