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giovedì 21 ottobre 2010

Il fisco sbirro di Padoa Schioppa

L’Agenzia delle Entrate richiama a frotte i lavoratori contribuenti sulla dichiarazione dei redditi del 2008. E se non hanno conservato la documentazione originale delle spese mediche gliele detrae dalle detrazioni. Con multe, mora, eccetera. Non si contesta la congruità o la validità delle detrazioni, si scommette sull’imprevidenza di chi butta via le carte: si fanno, a milioni, accertamenti su valori minimi, su chi le tasse le ha pagate, con furbizia sbirresca.
L’obbrobriosa pratica delle forze dell’ordine impegnate a chiedere i documenti in giro per le strade, preferibilmente ai galantuomini onde evitare sorprese, si estende così agli accertamenti fiscali. In sostituzione della vera indagine sugli evasori – così come il controllo dei documenti supplisce alla caccia e punizione dei delinquenti. I funzionari se ne sentono umiliati, così dicono, ma così impiegano anche il loro tempo, invece di fare controlli veri.
Dicono anche che il riscontro è stato introdotto da una leggina del 2007. È possibile, anzi sicuramente sarà così. Ma all’epoca era ministro il dotto Padoa Schioppa, nonché fustigatore emerito dei costumi pubblici. È questa la sua lotta all’evasione, un piccolo trucco per fregare il popolino? Il capo del governo all’epoca era Prodi, non nuovo a questi trucchetti. Ma Padoa Schioppa non se ne vergogna?

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