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venerdì 5 novembre 2010

La sessuofobia dei preti femminista

Per “Famiglia Cristiana” e i missionari (?) paolini Berlusconi è un “malato”, poiché si attornia di donne. Mai una parola di questi missionari sulla solitudine cui la moglie ha costretto quest’uomo, sia pure antipatico. Un segno di umana comprensione come loro stessi dicono, insomma d’intelligenza.
La sessuofobia è l’unica cosa che distingue i preti – poi si dice che il cristianesimo non è più nei cuori. Rinverdita all’ora del femminismo dal diritto della donna di terrorizzare e umiliare l’uomo, sia pure suo marito, di tenerlo assoggettato nel mentre che lo rifiuta. E peggio ancora se l'uomo si rifà con una donna a pagamento: questa ha tutto il diritto di sfruttarlo e perseguitarlo, benché profumatamente remunerata.
Un caso, nella fattispecie, portato a livelli intollerabili da una donna che per i preti è una concubina. Che ha rubato il marito a un’altra donna con la quale era sacramentalmente legato. Concupendolo col sesso. Facendogli anche dei figli. All’unico unico scopo di ereditare, poiché non ha mai manifestato segni di affetto, e anzi sempre e soltanto di ostilità, quando è riuscita a manifestare qualcosa sotto le pieghe stirate della chirurgia plastica.
Si riteneva la sessuofobia antifemminista e invece si scopre infine che è fondamentalmente antiumanitaria: il casto è un giudice, con l’inflessibilità tipica delle purezze – di sangue, di razza, di fede, d’interessi.

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