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sabato 30 luglio 2011

Somalizzare Tremonti

“Lo riconosco. Ho fatto una stupidata… Ma in quella casa non ci sono andato per banale leggerezza. Il fatto è che prima ero in caserma ma non mi sentivo più tranquillo. Nel mio lavoro ero spiato, controllato, pedinato. Per questo ho accettato l'offerta di Milanese...”. Tremonti che confessa a Giannini e a “Repubblica” questo suo tormento è una bella novità – non al “Corriere” di cui pure è stato collaboratore. Giannini lo curva per fargli dire che era Berlusconi a farlo pedinare. Ma il ministro non tentenna: “In caserma non ero tranquillo, temevo di essere vittima di scontri tra bande dentro la Finanza”.
Quello che non è certo è se il ministro si è reso conto di quello che ora rischia. All’Ufficio I della Guardia di Finanza nessuno ha mai resistito indenne. Ci riuscirà Tremonti? Ancora negli anni 1980 si trovavano in Somalia colonnelli e generali formati all’Ufficio I, tutti signori della guerra – Siad Barre ne menava anche vanto (nel nome del comunismo…). Tutti incardinati nel principio che non ci sono compromessi.
Non ci sono stati, in Somalia, casi di cannibalismo, non che si sia saputo. Ma per il resto le guerre tribali non si sono private di niente, quelle in cui l’avversario va annientato.

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