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sabato 15 ottobre 2011

Padre, in ogni incarnazione del figlio

Iperromantica elegia. Innamorata, nostalgica, affettuosa, sensibile, amichevole, e antinaturalistica, immaginaria, esoterica. In forme e su temi attualizzati. Giocati cioè sull’assenza, l’identità, la ricerca (il viaggio), l’irrealtà. Ma lo stile è molto romantico (la langue, la filosofia), è struggente. È ciò che fa il fascino della scrittura di Tabucchi.
Il figlio-padre a un certo punto chiede al padre-figlio: “Perché mi parli in portoghese, padre?” la grazia di questa narrazione è nell’alloglossia, nel fatto che sia stato scritto presumibilmente “di getto”, “automaticamente”, in una lingua che, pur non essendo quella dell’autore, è tuttavia di una seconda patria che gli è cara, o di un amore che vive intenso, identificandovisi. E coinvolge in questo altro se stesso il padre: è l’omaggio più commovente.
Antonio Tabucchi, Requiem

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