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martedì 22 maggio 2012

Bersani non ha vinto, Berlusconi non ha perso

Alla fine ognuno ha riportato a casa i suoi. A parte gli astenuti. E quelli di Grillo. Nella stessa proporzione di prima, se si contano i voti e non i sindaci.
Bersani ha messo in carniere 14 città. Per metà strappate al centro-destra. Ma dopo la festa d’immagine i conti sono più sobri: 1) In questa ampia rete solo due sono le vittorie, a Rieti e Lucca, significative per i candidati vincenti ma di poco peso elettorale. A Rieti peraltro ha vinto un vendoliano. Le altre sono situazioni particolari: ad Alessandria, Asti, Como e Monza ha pesato il momento della Lega (a Chiavari ha vinto il Pdl contro la Lega), all’Aquila il sindaco del terremoto Cialente ha tenuto grazie al voto Udc. 2) È illusorio valutare la percentuale dei voti Pd su quelli espressi, le astensioni, fino al 74 per cento, sono di voti non Pd. 3) A Genova e Brindisi il Pd ha perso voti, anche se ha determinato la vittoria del sindaco. A Genova ha un sindaco ostico se non ostile. Mentre ne ha uno dichiaratamente ostile nell’altra grande città, Palermo. Di più: col manovriero Orlando di nuovo in pista il Pd rischia di scomparire di nuovo dalla Sicilia.
Berlusconi conta danni limitati. Avendo dovuto correre da solo, dopo l’estromissione dal governo, scontava più della perdita di Palermo, Parma e Lucca per la cattiva amministrazione dei suoi sindaci, e delle città lombarde senza la Lega. Invece ha tenuto nelle altre città – compresa Agrigento. Con due piccoli ribaltoni a Cuneo e Frosinone. Berlusconi ritiene anzi Bersani indebolito dal consenso per i vendoliani - Doria a Genova, Petrangeli a Rieti, e Consales a Brindisi dopo Pisapia, oltre ai casi di Rapallo e altri minori: questo dovrebbe facilitargli la mobilitazione del voto alle politiche.

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