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venerdì 29 giugno 2012

La sinistra di De Benedetti è la Dc

È “la Repubblica” di Carlo De Benedetti, col supporto dell’ “Espresso” dello stesso editore, la colonna della candidatura di Matteo Renzi a segretario del partito Democratico. Il Mister X di un lontano editoriale del direttore Ezio Mauro era il sindaco di Firenze, la cui ascesa è stata poi preparata e coadiuvata dal gruppo editoriale di De Benedetti. Renzi è il candidato dell’alleanza elettorale con Casini e Fini. Ma senza escludere Di Pietro. Che è sempre stato, in subordine alla ex Dc, Prodi prima e ora Renzi, uno dei favoriti di De Benedetti. Già dai tempi di Mani Pulite, in cui subì il carcere e rischiò grosso, per l’affare Sme e altri, ma uscì pulito. Corrado Passera, che si professava sodale di Di Pietro all’epoca di Mani Pulite in un famosa telefonata, lavorava allora per De Benedetti (la “stessa causa” per la quale Passera si riteneva impegnato con l’allora giudice era l’annientamento dei socialisti, per ristabilire l’immarcescibile Centro - l’annientamento dell’autonomia della politica). De Benedetti, “prima tessera” del partito Democratico, lo è della parte Popolare, o ex Dc. Fiero antipatizzante degli ex Pci, da D’Alema a Bersani. Fin dai tempi dell’improbabile De Mita, che impose a Scalfari e ai lettori, un po’ esterrefatti, di “Repubblica”. Era infatti padrone già negli anni 1980 del giornale – De Benedetti, che De Lorenzis e Favale, “L’aspra stagione”, mettono tra i finanziatori a perdere di “Repubblica” all’uscita (tra i “garanti del giardinetto” in banca), in realtà intervenne tre anni dopo, fornendo a Scalfari e Caracciolo i tre miliardi di cui avevano bisogno per la ricapitalizzazione, su tre “note di pegno” che in pochi anni si sono gonfiate fino a farlo padrone del gruppo.

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