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lunedì 25 giugno 2012

La spending review fa quindici anni

Tanti anni, quindici, sono passati da quando una seria spending review fu fatta in Italia. La promosse Prodi, dopo aver vinto le elezioni nel 1996. E la affidò a Paolo Onofri, economista di Prometeia, il centro studi bolognese fondato da Andreatta e animato dallo stesso Prodi.
La ricerca di Onofri e dei suoi esperti aveva portato a conclusioni sorprendenti. L’Italia non spendeva – non spende - troppo per la spesa sociale, se non per le pensioni di anzianità. E anzi per la salute e la ricerca spendeva – spende – meno della media europea. E non spendeva – spende – nulla per la formazione. Che in un mercato del lavoro liberalizzato diventa la prima funzione di uno Stato.
Oggi come allora il vero cancro della finanza pubblica italiana sono la burocrazia inetta e gli appalti. Per le opere pubbliche e per i servizi. La “stella” di questa vera e propria corruzione era allora la sanità (si spendeva – si spende – poco ma male), oggi insidiata probabilmente dall’“economia verde”, soprattutto dalla produzione di energia. Per la burocrazia, sovradimensionata, inefficiente, costosa, intermini di salari e di efficienza del sistema, il rimedio avrebbe dovuto essere da una parte la delegificazione e la deburocratizzazione (chiamata sindacalismo), con l’assunzione del principio di responsabilità a ogni livello, e dall’altra procedure più moderne, snelle, efficaci.

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