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martedì 12 giugno 2012

Scalfari-Monti 3-1

Un giornale è – dovrebbe – una squadra? Forse sì. È in questa ottica, nel rivoluzionamento che fece del giornalismo con “Repubblica”, di trasformare il giornale da manipolo o compagnia militare, gerarchizzata, in squadra, che Scalfari diede a suoi giornalisti l’ultima parola nelle controversie coi lettori o con chi protesta. Ma il giornalista che si riserva l’ultima stoccata, ad avversario fermo, è sgradevole - è volgare spesso, e sempre sleale.
Scalfari non è l’ultimo giornalista, e l’ultima parola probabilmente gli tocca, anche se l’interlocutore è il presidente del consiglio Monti. Ma sui poteri forti ha esagerato: metraggio smisurato, tre volte a uno, e toni ultimativi. Per dire, poi, una scemenza: che i poteri forti sono in Italia gli unici tre grand commis della Pubblica Amministrazione nel governo, un sottosegretario, un capo di gabinetto e il ragioniere generale dello Stato. Gli unici tre, cioè, che sono lo Stato e non rappresentano poteri sotterranei.
Scalfari che vuole licenziato il Ragioniere generale dello Stato perché blocca una spesa senza copertura restava da vedere. Uno ha l’impressione di avere sbagliato vita.
Un minuetto finito male? Tra due tipici poteri forti, cioè “irresponsabili”. Scalfari certo molto più di Monti, che in qualche modo deve riferire a Napolitano e alle Camere. È nella natura dei poteri forti: non si sopportano.

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