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mercoledì 19 marzo 2014

Ci fu complotto, come no?

Non tutti i gatti sono neri, ma se uno è nero perché non lo sarebbe. O anche: non c‘è un complotto all’origine del mondo, ma se ne fanno ogni giorno, anche nelle migliori famiglie, in politica, e negli affari. Negli affari il complotto è quotidiano.
Parlando d’Italia, si sa che la situazione è debole. Ma le banche non lo sono. Non lo erano perlomeno negli anni, dal 2007 al 2010, in cui le banche tedesche lo erano, e quelle confinanti, in Austria, Belgio Olanda (più l’Irlanda). Che infatti l’Unione Europea “salvò” con gigantesche iniezioni di capitale, fra i 600 e i 700 miliardi – quanti, forse, saranno ora attribuiti come capitale nominale al Fondo Ue salva-stati. Bene. Anzi, perfino il debito non appariva così malvagio. Il 24 gennaio 2011 Mario Draghi, allora governatore della Banca d’Italia, candidato quasi unico alla presidenza della Banca centrale europea, così deponeva all’inchiesta impossibile di Trani sul complotto delle società di rating, alle prime avvisaglie di attacco sul debito: “Il sistema bancario italiano è robusto. Il deficit di parte corrente è basso. Il risparmio è alto. Il debito complessivo di famiglie, imprese è Stato è basso rispetto ad altri Paesi”.
Dice: ma l’Italia non ha fatto la “riforma” del lavoro che ha fatto la Germania. Cioè la controriforma: mandare otto milioni al lavoro a 400 euro al mese? No, non si tratta di riforme, si tratta di attacchi deliberati. Naturalmente non è un complotto, sono le forze del mercato. Banditesche, e i giudici non ci proteggono.
A proposito di cifre, il complotto sembra a questo punto doppio. Si costituisce, forse, a titolo nominale, il Fondo europeo salva-stati ora. Dopo aver distrutto alcune economie europee, Italia inclusa. Forse è stata solo stupidità. Fa differenza?

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