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lunedì 17 marzo 2014

Il laico sotto il fascismo spera nella religione

“L’infermità dei nostri tempi, l’infermità da risanare, è proprio questa: che non si riesce ad infiammarsi per le pure idee, come in altri tempi per la redenzione cristiana, per la Ragione o per la Libertà”: Croce avrebbe potuto scriverlo oggi invece che nel 1934. Anche se allora concludeva, benché insensibile alla “trascendenza”: “E perciò (né questo dico io solo) la crisi salutare della società moderna dovrà essere, presto o tardi, di carattere profondamente religioso”.
A insegna del “Contributo” Croce aveva messo Goethe: “Perché ciò che lo storico ha fatto agli altri, non dovrebbe fare a se stesso?”. Ma è miglior storico con gli altri che con se stesso. Anche se ha radicato giudizio politico. Dell’amata Germania lamenta, nel 1934: “Dio sa con quali folli concetti e disegni verrà fuori, per la scarsezza di cui ha dato finora prova, nel senso politico e nel buon senso in politica”.Non poteva dirlo dell’Italia, ma non poteva non pensarlo – il messianismo religioso sarà stata una forma di “dissimulazione onesta” (Croce ne fu l’editore, negli stessi anni).
Benedetto Croce, Contributo alla critica di me stesso

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