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martedì 5 maggio 2015

La legge della fine

È stata varata come l’inizio di un’era. Ma l’era potrebbe debuttare con la fine di Renzi, il suo promotore. Che è a tutti gli effetti uomo solo al comando, avendo rotto i ponti con tutti – ai piedi gli restano i perdenti posto, alfaniani, montiani, casiniani. Una legge elettorale contro tutti, e contro il proprio partito, era ancora da vedere – con un altro presidente della Repubblica, e un’altra Corte Costituzionale, sarebbe stato perfino inconcepibile.
Visto da fuori, per esempio dal pizzo di una montagna dopo due giorni di trekking e senza campo, Renzi appare un treno deragliato. Dove pensa di andare senza alcun contatto col parlamento e i partiti? La pattuglia delle collaboratrici, per quanto belle a brave, è una sua estensione. Come fa un capo del governo a non parlare con gli altri politici? Crede veramente che la politica sia oggi plebiscitaria? Cioè, che un o va ad “Amici” e zàcchete, la audience cresce.
Dice: Berlusconi ha avuto successo così, con la strafottenza. No, Berlusconi ha avuto successo perché prometteva il contrario di così. Ed era il solo a farlo, per quanto inaffidabile.

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