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domenica 2 agosto 2015

Il vomito di Céline

Edizione lusso, con facsimili, di lettere e biglietti indirizzati da Céline a un medio amico - talvolta indicato in busta come Gentili. Un ritrovamento, e per questo una celebrazione.
Non molto di più, che non si sapesse. E non di grande interesse, se non le lettere degli ultimi anni, dall’esilio in  Danimarca. Per gli umori noti, ma più diretti. L’insofferenza del “problema” ebraico: “Ho sempre vissuto attorniato da israeliti! Me l’hanno sempre rimproverato! Questa razza è destinata a dirigere il mondo, la sua intelligenza gliene dà il diritto”.  Il negazionismo anticipato: “Da qui a dieci anni non ci sarà un ebreo che non sia stato a Buchenwald e divorato quattro o cinque vote dai cani nazisti”.L’autocommiserazione: “L’Ariano errante subisce una sorte molto più infetta dell’ebreo errante – gli amici dell’Ariano son deboli e rarissimi, gli amici degli ebrei sono potenti e innumerevoli”. L’autoflagellazione: “Sono un monumento di ciò che non bisogna fare”,  e “Io che ero così tanto anarchico, come ho fatto a infilarmi sotto le bandiere di coglioni!”.
Ma il ritrovamento fortuito della corrispondenza indica che molto resta da sapere della vita e la psicologia dello scrittore maledetto. Che si potrebbe sapere dalle lettere, tanto più che scriveva liberamente e non in vista della pubblicazione, come molti scrittori fanno. Ma molte corrispondenze, specie ai familiari, sono negate, e altre sono disperse. Al tempo della pubblicazione della corrispondenza nella Pléiade nel 2009 fu scelto solo un terzo delle lettere disponibili. Che è aumentato in questi dieci anni di un altro terzo.
Louis-Ferdinand Céline, Lettres à Alexandre Gentil (1940-1948), Éd. du Lérot, pp. 160 € 29

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