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martedì 22 settembre 2015

Il maestro Weidmann

Venerdì Weidmann inaugura a Firenze, all’Osservatorio permanente Giovani-Editori di Andrea Ceccherini, una serie di conferenze pedagogiche, per una migliore comprensione delle realtà internazionali.
A migliori fini educativi suggeriamo, estratti da “Gentile Germania” (libro utilissimo che i giovani dell’Osservatorio potranno trovare in libreria, o anche comodamente in e-book), alcuni quesiti che sarebbe opportuno porre al giovane presidente della Bundesbank. Tenendo presente che il presidente di una banca centrale è tenuto, per tradizione, per opportunità e anche per legge, alla riservatezza.

“Ufficialmente la Germania sosteneva, guardando ai saldi della bilancia interna della Banca centrale europea, che la Bundesbank sopporta i costi maggiori della crisi. Trovandosi per questo sovraesposta nei confronti del Sud Europa, dei paesi col debito più alto, e quindi essa stessa a rischio contraccolpi. Era la tesi del presidente della Bundesbank, Weidmann, e più ancora del beffardo Sinn. Mentre i conti dicevano il contrario: il Sud Europa paga l’austerità, la Germania accumula attivi. Sono questi attivi fragili, a rischio cancellazione? Ma è la Germania che ne blocca il bilanciamento, col no a una politica Bce espansiva e il no agli stimoli alla sua domanda interna, che consentirebbero più esportazioni – più lavoro, più reddito - ai partner euro.
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“La Bce avrebbe voluto allargare la liquidità, in sintonia con la Bank of England e la Fed Usa, ma la Bundesbank prima l’ha impedito e poi ha limitato l’intervento.
“I dirigenti della Bundesbank, Stark, Weber e Weidmann, hanno contrastato l’azione della Bce, col blocco della giunta direttiva e con dichiarazioni minatorie – Weber e Weidmann anche in qualità di consiglieri ascoltati di Angela Merkel. La cancelliera ha voluto che la crisi greca, debitoria e bancaria, scoppiasse in modo da impedire i rimedi. Ha imposto alla Grecia il rientro immediato dal debito, il blocco dell’attività, e la disintegrazione della funzione pubblica, che il debito avrebbe dovuto gestire. Stimolando in chiave sciovinista la propria opinione pubblica.
“Il “modello greco”, benché i suoi effetti nocivi fossero già noti, Angela Merkel ha voluto quindi imposto a Spagna e Portogallo. Che non avevano un debito alto ma banche deboli. E per due anni ha provato a imporre all’Italia, che ha banche solide ma un debito alto. È lo schema Orazi e Curiazi, ma inventato non è: è così che le cose sono andate. Allo scoperto, la Germania come sempre non si nasconde, piena di buone ragioni come sempre in passato”.

Più in generale, per anni e ancora di recente, Weidmann si è distinto per intemperanze antitaliane di ogni sorta, che esulano dal suo incarico, ma ne riflettono il prestigio. Cui bono? Qualche esempio tra i più recenti (ma infuriò quasi giornalmente nel 2011 e anche nel 2012): “Francia e Italia, in ritardo sulle riforme, diventano sempre più i «bambini problematici» dell’eurozona” (13 ottobre 2014), “Caro Draghi, acquistare titoli di Stato è un invito a indebitarsi. L’Italia sia responsabile” (13 dicembre 2014), “Il piano di acquisti (della Bce) va a ridurre la pressione su paesi come l’Italia e la Francia”, mentre “il rischio di deflazione, di una spirale di bassi prezzi e salari, è molto debole”. Ogni dichiarazione un terremoto, che peggiora le posizioni più deboli.
Nominato da Angela Merkel presidente della Bundesbank nel 2011, a 43 anni, dopo essere stato capo della segreteria economica della stessa Merkel per cinque anni, dall’accesso al cancellierato, Weidmann non ha precedente esperienza in banca, se non un passaggio all’ufficio studi della stessa Bundesbank, tra uno stage alla Banca di Francia e uno alla Banca del Ruanda. Una nomina politica, in un posto che avrebbe dovuto essere tecnico, di elevata specializzazione e forte potere morale, riservatezza compresa.

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