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mercoledì 23 settembre 2015

Il mondo com'è (231)

astolfo

Abbronzatura – Un tempo segno di povertà e fatica, di sterratori in montagna, braccianti in campagna, mariani in navigazione, cavatori, scaricatori, è ora segno di buona salute e migliore reddito. Niente si lascia al povero. 

Alpinismo – L’hanno inventato gli inglesi, che non hanno montagne. È il challenge, la sfida.

Antisemitismo – Resta terreno insidioso, anche per le derive sull’odio-di-sé ebraico. E si desensibilizza volendosi estendere. Si veda quello di Heidegger, per esempio, filosofo aperto e compassionevole: fu antisemita, anche radicale, e mai chiese scusa, ma farne un antisemita è devitalizzare l’antisemitismo e non la sua filosofia – era nella vita un “piccolo uomo”, nazionalista, adultero, campagnolo. La querelle a ridosso del confuso antisemitismo di Heidegger riapre non inutilmente gli spazi interpretativi. Ma allora a scapito di qualche certezza.
L’odio-di-sé ebraico torna, non voluto, categoria di Theodor Lessing che l’ebraismo non digerisce, col libro di Roberto Curci, “Via San Nicolò 30. Traditori e traditi nella Trieste nazista”. O più, forse, con la vistosa presentazione che Paolo Mieli ne ha fatto sul “Corriere della sera” il 15 settembre. Il libro è su un ebreo triestino che si specializzò nelle denunce a pagamento degli ebrei alla Gestapo tra il 1943 e i 1945, Carlo Grini. Nella presentazione di Mieli prende molto spazio  Umberto Saba. Che non c’entra nulla col denunciatore. Saba viene sotto accusa, da parte di  Giorgio Voghera e ora di Curci, perché non voleva essere etichettato ebreo.
Una “tempesta sul niente”, del genere sollevato negli stessi giorni dal “New Yorker” a opera di Adam Gopnik, “Why we keep studying the Holocasust”, perché continuiamo a occuparci dell’Olocausto: “Questo rifare senza fine la storia delo sterminio degli ebri d’Euopa non cid à l’apparenza di serietà morale, mentre ci immunizza agli imperativi di una serietà morale attuale? Il rispetto è l’opposto della compassione, che si indirizza meglio verso quelli che ne hanno bisogno ora che verso quelli a cui fu negata allora”.

Europa - È sotto assedio, si dice, ma di più si è autoassediata, per riserve e fisime interne che proietta sul piano continentale. Cinque punti di crisi elenca George Soros, sulla “New York Review of Books”: quattro interne, l’euro, la Grecia, gli immigrati  e il referendum britannico, e uno esterno, “l’aggressione della Russia contro l’Ucraina”. In realtà ne ha di più: la secessione catalana, la secessione scozzese, la riduzione dei valloni a minoranza in Belgio, le risorgenti liti balcaniche, C’è soprattutto un governo comune incapacitato, dalla questioni di egemonia, tedesca o nordica che si voglia. Non c’è stato e non c’è in Germania e in Europa contro i bastonatori degli immigrati un decimo, nemmeno un centesimo, delle esecrazioni che si esercitarono contro l’Italia nel 2011 sui presunti squilibri di bilancio.

Quella odierna, “nordica”, riecheggia un imperativo nazista, “Aufnorden”, nordicizzare. Per primi i tedeschi. Sotto forma di legislazione, e anche di somatizzazione.

Geografia – Si è voluto – si è tentato di – cancellarla per una pedagogia molto semplice: gli Stati Uniti, paese continentale, non vi hanno interesse, e dunque nemmeno noi, che invece viviamo nella diversità.   Ma, cancellata dalle scuole - come peraltro la storia – dai ministri Berlinguer e De Mauro, gli unni della pedagogia, è la materia che più riscuote attenzione: il Nord, il Sud, i vicini, i lontani, il dove di ogni evento, i caratteri, geologici e antropici. 

Guerra santa – Nasce con le crociate, in risposta alla jihad. È una guerra di riconquista e, con tutti gli eccessi, una guerra giusta – uno dei rari casi. Fu anche di volontari ed élites, una sorta di guerra ragionata, e non di massa, come la jihad.

La guerra santa è anche l’inizio dell’antisemitismo sterminatore e di massa. Con l’estensione dell’epiteto di “infedele” agli ebrei, in un clima da armata Brancaleone. Nella prima Crociata, 1996, chiamata da Pietro e Gualtiero Sansavoir, molti capi si distinguono per dare la caccia agli infedeli a casa propria, i capipopolo tedeschi Emich di Leiningen, Gottschalk e Volkmar. Volkmar dalla Renania marcia verso Est attraverso la Sassonia, la Boemia e al Slovacchia, qui scatenandosi contro gli ebrei di Praga e Nitra. Lo fronteggerà il re ungherese Colomanno, che ne avrà ragione dopo gravi perdite, di Volkmar come di Gottschalk. Quest’ultimo è sceso lungo il Reno e il Neckar, facendo strage di ebrei. Una sfida, in territorio germanico, all’imperatore Enrico IV, che gli ebrei proteggeva. Parte da Spira sul Reno Emich di Leiningen attaccando gli ebrei. Il vescovo Giovanni di Spira li difende, le perdite saranno limitate a una dozzina. Ma Emich punta su Worms, la città dove Enrico IV ha stabilito pochi ani prima, nel 1090, le guarentigie agli ebrei. Qui fa una carneficina, malgrado l’intervento del vescovo. Lo steso a Magonza, dove il vescovo inutilmente ha fatto chiudere le porte della città. A Colonia brucia la sinagoga. I pogrom si estendono scendendo verso l’Ungheria. Finché le orde di Emich non incontrato il re Colomanno e si disperdono..

Hitler - È finito pazzo mentre è stato il dittatore più, e più a lungo, amato del Novecento. Anche nella sconfitta: tutti hanno memorie di tedeschi che si aggiravano tral e rovine nei primi mesi del 1945 ma con la fiducia intatta in Hitler, e nella vittoria. E anche dopo, seppure sotto traccia. Ai tedeschi impose pure la zuppa contadina, l’Eintopf, il piato unico composto di quello che c’è, nella stagione e nel territorio. A tutti i comuni subito propose una Domenica dell’Eintopf, la sostituzione del piatto tradizionale di carne con l’Eintopf, e la contribuzione del risparmio a una cassa mutua per l’inverno, il Winterhilfswerk (WHW). Con adesione generale.

Jonio – Mare di straordinari mobilità, incessante, nell’antica Grecia, per e da Siracusa, Reggio, Crotone, Taranto: di filosofi, letterati, medici. In un viavai incessante. Coscì come il Tirreno meridionale, da e per Elea-Paestum. L’impero romano lo vive come una continuità territoriale e culturale (politica) di fatto, più e meglio che con le antiche popolazioni italiche, sempre infide e estranee - i Bruzi, i Lucani, gli Apuani, i Sanniti (popolazioni, queste ultime, che Roma “riconcentrò”: i Sanniti al Nord, gli Apuani nel Sannio).

Nomadismo – Ha sempre abito a stabilizzarsi, prima e dopo Attila e Gengis Khan. È invalso consideralo “poeticamente”, alla Chatwin, e come amano i tutori  dei rom, sedentari, volontari con stipendio. Nonché per il romanticismo del “viaggio” che l’industria del turismo ha generalizzato. Anche per il residuo del “non lavorare” sessantottesco, sempre qui e là insorgente. Ma è un mondo che si rifiuta. Per operare in ambiente ostile, le tundre e i deserti, di sopravvivenza, o senza possibilità di accumulo, se non – con difficoltà – stagionale, soggetto alla natura poco prevedibile, senza praticamente difesa, alla ricerca costante di un futuro o una chance, una fatica quotidiana. Si ama dire ad abbellimento del nomade che canta e balla, ma non lo fa per disperazione?

Occidente – Lo evoca, curiosamente, solo il papa. Non l’ERuropa né gli Stati Unti. Il papa lo evoca, in genere, per rimproverarlo, di sfruttamento, egoismo, intolleranza, etc.. Come sinonimo della cristianità? Ma anche l’Occidente cristiano, dopo quello antisovietico, è in contrazione, rapida.
Ancora qualche tappa , già in via di scorrimento, e si può immaginare il papa che rimprovera l’Occidente dal di fuori, non più dal di dentro: come mondo agnostico, senza religione – irreligioso anche.

Re – Sono diventati di nuovo il segno e il sigillo delle unità nazionali, della stabilità contro le guerre civili.Il Belgio non è più che questo, “il Re e la Regina”, si dice da qualche tempo nel Belgio stesso. Lo stesso si può dire della Gran Bretagna, a fronte del recesso scozzese che è ormai nei cuori. E si sarebbe dovuto dire della Spagna, non fosse stato per le intemperanze senili di Juan Carlos. Del Marocco e della Giordania. Dell’Olanda. Dell’Afghanistan, dove dopo la guerra di inizio millennio è stata scelta la via della corruzione col governo Karzai, invece dell’unità tradizionale attorno a Zahir shah.

astolfo@antiit.eu

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