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lunedì 9 luglio 2018

Questa Italia fa bene a Merkel e Macron

L’Italia di Di Maio e Salvini fa paura all’Europa, cioè a Merkel e Macron? Oppure è meglio così, meglio per loro? Meglio avere l’Italia che dice e fa sciocchezze – debole? L’una e l’altra.
L’unico problema di Merkel e Macron è di durare abbastanza per disinnescare le mine antisistema, gialloverdi si direbbe all’italiana, nei rispettivi paesi. Contro le quali entrambi si dibattono. Entrambi hanno davanti tre anni buoni di governo assicurati, abbastanza per far “vedere” il bluff italiano, per sgonfiare la bolla interna.
Non è una minaccia il voto europeo fra dieci mesi, per la possibiltà che esso avvii il riflusso del gialloverdismo – populismo o avven turismo che sia. Per l’inevitabile reazione dei “berlusconi”, o  “altra destra”, degli affari, d’impresa e non – già rumorosamente pentita di avere plebiscitato la Lega – e delle masse attaccate alla rendita, un terzo della popolazione. Nel caso peggiore, di vittoria gialloverde, per avere un Parlamento europeo che, inefficace sul piano pratico, servirà a far emergere le inconsistenze dei due movimenti. In una eventualità o nell’altra, l’Italia gialloverde fa di nuovo comodo a Merkel e Macron.
È l’orientamento anche dei media nei due paesi chiave della Ue. Cinico, ma non senza ragione. Avere comunque l’Italia fuori dai nodi decisivi serve sia a Merkel che a Macron: la Libia, l’immigrazione, le banche, i bilanci, e ora il grande business difesa. E più si svilupperà l’avventurismo italiano più se ne scoraggerà la deriva temuta in Germania e Francia: l’isolamento sulla questione migranti, la disoccupazione di ritorno, il crollo degli investimenti dopo una brevissima ripresa, l’esclusione dai piani miliardari della difesa, non tarderanno a scoraggiare i fervori paranazionalistici nei due paesi. .
L’Italia non può uscire dall’Europa, ma non sarà più terzo incomodo. Merkel e Macron non lo dicono, ma fanno come se. I primi incontri, incuriositi, con Conte, il carneade professore di piccola taglia, un po’ fantasista, senza un minimo di peso politico, li ha esilarati. Anche perché con Conte, buon linguista, il rapporto è stato diretto, senza le sacralità della funzione.

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