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martedì 4 settembre 2018

La reazione rivoluzionaria

Ripresa dello studio che Cioran premise a una antologia degli scritti di Joseph De Maistre nel 1957. Una curiosa inversione d’interessi per uno scrittore che già si era dichiarato estraneo all’idea di Dio, “Saggio di decomposizione”, 1949: “Sogno un universo immune da intossicazioni celesti, un universo senza croce né fede”. Studiare e proporre un pensatore tutto Dio e fede. Sarà successo a lui come già a Baudelaire, rivoluzionario conservatore, che nel “Mio cuore messo a nudo” trova che J. De Maistre “insegna a pensare” – Calasso, “La folie Baudelaire”, potrà dire ce il “Mio cuore” è “il più importante supplemento a Joseph de Maistre”. O la forma orgogliosamente reazionaria del suo pensiero risorge, anche nel senso politico della cosa. Reazionario è un termine politico, J. De Maistre lo era politicamente - “Il papa”, tra le tante sue, è un’opera volutamente reazinaria, Cioran dice che il papa romano lo accolse impaurito. Ma non è una novità assoluta, l’apostolo della Restaurazione è già stato ultimamente sdoganato da Mario Tronti , quello di “Operai e capital” – “Il nano e il manichino”.
Ma al di fuori del fatto, degli atti, delle figure del potere, J. De Maistre ha intuizioni solide, apre percorsi. Animatore, in epoca rivoluzionaria, tra tardo Settecento e primo Ottocento, a suo modo dell’anticonformismo, anche nei confronti della Restaurazione decisa al Congresso di Vienna.
Un libro di Cioran, ma di fatto una rilettura, per interposto Cioran, di J. De Maistre. Critico radicale del naturalismo superficiale, di Rousseau:  “Dello stato di natura”, o della natura come utopia reazionaria. “Se c’è un termine di cui si è abusato, è quello di natura”. Rousseau dispiega la sua felice (rigorosa) misantropia, da “filosofo che spregia i filosofi”. Mentre “non c’è che violenza nell’universo”, spiega in altra opera, le “Considérations sur la France”, un’anticipazione di Hitler e il male assoluto. Con Rousseau bisogna invece addebitarlo a questo e a quello, alla religione, sia romana che wittemberghiana, ai barbari, all’impero romano, e magari pure alla natura, ma solo a quella dei tedeschi. La natura sarà pure superiore, dice de Maistre, ma solo quella dell’Atlantide di Platone, non quella dei cannibali di Montaigne: di questa natura il selvaggio è piuttosto la bestia da preda. La storia nasce dalla politica, spiega: “La storia è la politica sperimentale; è la migliore o piuttosto la sola buona”.
L’obiezione di de Maistre a Rousseau è semplice: l'uomo è attivo e perfettibile, un essere sociale. La partita giocando a ruoli rovesciati: l’antillumimista adotta la ragione, che Rousseau chiama invece “i lumi funesti dell’uomo civile”. Più che il rovesciamento, a de Maistre piace spiegare che il “filosofo” Rousseau procede in realtà “a casaccio”, come egli stesso dice in nota.
Le innumerevoli sciocchezze che Rousseau ha collazionato nel “Discorso” sono indiscutibili. Ma ancora piacciono - mentre di J. de Maistre non si parla se non come di un rinsecchito reazionario, lui sì misantropo e non lo spregiatore Rousseau. Rousseau piace, si dice, perché è ottimo scrittore e anzi poeta. E lo è, ma a leggerlo passo passo con de Maistre è solo ridicolo. Del resto, anche J. de Maistre è fine, vivace, e apodittico. Come Rousseau. Se non che Rousseau ha la forza dell’utopia. Di un’utopia – in questo caso della natura – che per i molti è il solo senso
della vita, la rinuncia a sapere.
Molto devoto, alla Provvidenza, alla Chiesa, e molto massone, il capofila della pubblicistica antirivoluzionaria rimase sempre un intellettuale. Uno isolato cioè, si capisce l’interesse di Cioran, che pure è agli antipodi del suo personaggio, uomo di corte: lo trattarono freddamente tutti i capi reazionari che si provò a omaggiare, Alessandro I, Pio VII, i vari re di Sardegna suoi sovrani, e Luigi XVIII, come già Napoleone. Un caso, si noti en passant, che potrebbe risolvere l’annoso problema del perché la destra non ha una cultura: la soluzione è che la destra è monocratica (carismatica, unitaria, totalitaria, servile) e perciò rifiuta la cultura politica, nega alla radice, d’istinto, che ce ne sia una.
Teorico della sovranità: “sovranità” e “infallibilità” vuole “perfettamente sinonimi. Ma dobbiamo espiare, “a questo scopo il prezzo più potnte è il sacrificio”, spiega a margine delle “Serate di Pietroburgo”, dov’era ambasciatore del re di Sardegna, o “Conversazioni sul governo temporale della Provvidenza”, anticipando René Girard. Con un utile richiamo alle proprietà “sacrificali” della crudeltà. Molto Manzoni anche è in J. de Maistre. E il “pensiero debole”, nella polemica di Ferraris, “Manifesto del nuovo realismo”: il “pensiero debole” riconduce a J. de Maistre, alla “polemica cattolica contro gli esprits forts” – ma il realismo, la Realpolitik, non è l’essenza della reazione?
Curato da Riccardo De Benedetti, ottimo francesista, del lato cosiddetto “oscuro”  (Céline, Blanchot, Caillois, Girard) o “maledetto”.

Emil M. Cioran, Saggio sul pensiero reazionario., A proposito di Joseph De Maistre, Medusa, pp. 116 € 13


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