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venerdì 25 gennaio 2019

Chi ha paura di Huawei


Comprimaria, se non leader, della nuova frontiera del digitale, la telefonia mobile 5 G, nonché primo gruppo negli apparati per le reti cellulari, avendo superato nel 2017 Ericsson e Nokia, Huawei vede la sua posizione contestata negli Stati Uniti e in Europa per una serie di preoccupazioni, nonché sulla base di sostanziali contestazioni.
Oggi è il primo e imprescindibile fornitore di tecnologie per la 5 G. Con 25 contratti nazionali già siglati, 15 dei quali in Europa. Ma l’architettura del 5 G è aperta allo spionaggio: l’annullamento dei tempi di latenza (un intervallo fra due soggetti in comunicazione inferiore al millisecondo), necessita una rete di antenne a densità molto alta, tale da rendere impossibile la protezione del centro del network, che quindi diventa permeabile. Il problema era stato sollevato già per il 4 G in Germania, Francia e Gran Bretagna, e risolto escludendo Huawei dall’area di Parigi e da altri centri in Germania e Gran Bretagna.
Il sospetto su Huawei è forte perché il gruppo è nato appena nel 1988, in una zona remota della Cina, Shenzen, una delle “Zone economiche speciali” (tante Casse per il Mezzogiorno cinesi) volute da Deng Hsiaoping, e senza tecnologie proprie, limitandosi a vendere materiale di Hong Kong. Si è poi sviluppato nelle aree rurali cinesi, e a cavaliere del 2000 in Africa. Il primo contratto europeo è del 2005, per forniture alla Bt. Oggi ha nella Ue diecimila addetti, di cui 850 in Italia, e cinque centri di ricerca in Francia. Fattura sui 100 miliardi di dollari, ed è il primo fornitore mondiale per la telefonia, e il secondo per gli smartphone, dietro Samsung e prima di Apple.
Un miracolo che solleva sospetti: Huawei si ritiene sia proprietà ed emanazione dell’Esercito cinese, cioè del governo di Pechino.
La tecnologia Huawei è peraltro dipendente dalle importazioni per il lato semiconduttori. Mentre  per altri segmenti della produzione ha fatto largo uso delle contraffazioni e del furto di tecnologie. Questa procedura è comune a tutta l’industria tecnologica cinese. Più spesso è tollerata, essendo essa fornitore conveniente. Ma qualche volta è sanzionata: negli Usa Huawei e l’altro colosso cinese, Zte, sono banditi da tempo, a motivo dei “furti” di tecnologia,  e vige l’embargo sulle forniture di semiconduttori e altri componenti ai due colossi. Ora sanzionati ulteriormente per infrazioni all’embargo contro l’Iran
Per le infrazioni all’embargo, ufficialmente, Washington ha richiesto all’Italia, come alla Francia, alla Germania e alla Gran Bretagna, di tenere Huawei fuori dal 5 G. La risposta è stata immediata in Francia, Germania e Gran Bretagna: i maggiori operatori nazionali, Orange, Deutsche Telekom e Bt hanno deciso di non ricorrere a Huawei per il 5 G.

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