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venerdì 9 agosto 2019

Flaiano flaianeggia

“È il cinema, solo cinema, che fa la realtà ordinate, preordinata”.
“La castità è il miraggio degli osceni”.
“Offrire il fianco al ridicolo è norma ottima. Il ridicolo può uccidere nelle società colte o aristocratiche. Nelle società arriviste e democratiche è la condizione necessaria allo sviluppo della Fama”.
“L’offesa ingrandisce sempre chi la fa”.
“La prostituzione ci interesse perché è la nostra condizione, il delitto perché è la nostra aspirazione”.
Flaiano da ultimo era diventat flaianeo - “Un volta il rimorso veniva dopo, adesso mi precede”.
Con molti sberleffi alla “vita sociale” romana: “C’erimo io, Jacovacci e Liliana….”. E una serie di lapidi. La prima,, 1959, che potrebbe essere indirizzata a Pasolini, molto cruda. Altre, cattive, non amichevoli, a Pasolini, qui nominato, a Moravia, e Arbasino. Altre invece ammirate per La Capria, Wilcock, e Arbasino.
Nella sezione “Lamenti e canzonette”, il “Rondò della stampa indiscreta”: “Il vero che diventa verosimile\ questo è il fine dell’imparzialità.\ Per ottenere un risultato simile,\ noi dobbiamo inventarne la metà”.
Una serie di “lettere” non inviate chiude la raccolta, nemmeno ispirate.Cesare Garboli in un’affettuosa dettagliata avvertenza, racconta un Flaiano attivissimo negli due anni dopo il primo infarto, nel marzo 1970. Che vole morire solo, nel residence “Tevere” a via Isonzo, dietro la via Po sede storica de “L’Espresso”, al quale collabora assiduo. E destinato a “vivere in morte”, come i tre Grandi del Novecento, Gadda, Debenedetti “esemplari inarrivabili”, o “supremi campioni come Delfini”.
Garboli ha curato la scelta, con tre raccolte minime, intitolate come Flaiano stesso prevedeva, con apposite e separate cartelline, “Autobiografia del blu di Prussia”, “Taccuino del marziano” e “La valigia delle Indie” – le altre cartelline hanno fatto libro a parte, “Ombre bianche” e “La solitudine del satiro”.
Ennio Flaiano, Autobiografia del blu di Prussia, Adelphi, pp. 177 € 12


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