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martedì 21 aprile 2020

Cronache virali

140 medici morti di coronavirus non sono un numero “normale” – anche se alcuni sono morti per concomitanti patologie: mostrano come il virus è stato affrontato con superficialità.
550 morti in una giornata, in cui si liberano solo venti o trenta posti di terapia intensiva, significa che molti decessi sono causati dalla mancata terapia intensiva – è qui il grande differenziale di letalità con la Germania.
Si scopre ora che molti contagiati in età a Milano e dintorni venivano smistati alle case di riposo. Cioè mandati a morire. Facendo così delle case di riposo, Rsa, focolai di contagio. Un’assurdità prima che una leggerezza, o disorganizzazione.
I gestori di queste Rsa, che ora si mandano a processo, sapevano bene di cosa si trattava – smaltire rapidamente la popolazione in età poco o non autosufficiente. La gestora di una  di queste case, che non ha avuto nessun deceduto fra i suoi 84 ricoverati, Manuela Massarotti, “Domus Patrizia”, lo spiega con chiarezza al “Corriere della sera”: “Ricevevo venti telefonate al giorno con la richiesta di accettare pazienti dagli ospedali. Ho tenuto duro”.

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