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giovedì 23 aprile 2020

Letture - 418

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Americana – Una letteratura della morte piuttosto che dell’American Dream? È l’ipotesi di Mario Praz, “Il mondo che ho visto”, 84, che fa un elenco cospicuo di scrittori pessimisti: “Per un Whitman, avete un Poe, un Hawthorne, un Melville, un James, un Faulkner”. La lista si può aggiornare con  Hemingway, Carson McCullers, Frances O’Connor, Truman Capote, Vonnegut, Anne Sexton, Sylvia Plath. Quelli più propriamente americani – nel secondo Novecento e in questo primo Millennio molta letteratura americana è ebraica, di immigrazione - ma già Woody Allen è sulla traccia mainstream.

Gli Stati Uniti, che “guidano il resto del mondo nella scienza e nella tecnologia”, sono “il Paese occidentale più ostile alla scienza”, alle “magnifiche sorti e progressive”, spiega a Paolo Giordano su “La Lettura” Jared Diamond, esperto di Fisiologia, Biologia evolutiva, Biogeografia, che ha insegnato Geografia Politica alla Luiss con Antonio Giordano. In effetti, il darwinismo è ancora contestato in molti Stati americani, e il creazionismo è forse prevalente. La resistenza, secondo Diamond, che “è un esito dell’anti-intellettualismo. Che è dominante, anche nei ceti medio-alto borghesi  - “è routine”, dice Diamond. Che non ha una spiegazione onnicomprensiva, ma una sì: “Una è legata alla nascita stessa degli Stati Uniti, che vennero fondati da emigrati europei in cerca di libertà religiosa. Qui non c’erano le grandi Chiese come in Europa, bensì una miriade di piccole comunità scismatiche. Nei secoli successivi abbiamo avuto più movimenti religiosi fondamentalisti”, cioè catastrofisti, “di qualsiasi altro Paese al mondo: i mormoni, gli avventisti del settimo giorno, i testimoni di Geova… Il risultato è questo anti-intellettualismo, spesso associato a un primitivismo religioso”.

Brasile – Da bois de braise, secondo Lévi Strauss, “Tristi tropici”, § “La ricerca de potere”, legna da ardere.

Carrara – Molto marmo bianco di Carrara è stato utilizzato nelle case a New York e negli Stati vicini a fine Ottocento-primo Novecento, come residuo delle traversate degli immigrati: veniva utilizzato come zavorra dai piroscafi.

Cina – Peter Frankopan autore in tre anni di due libri promozionali della Via della Seta, è professore a Oxford, informa “La Lettura” – insegna Storia bizantina. In effetti i potentati asiatici ex comunisti hanno investito molto a Londra nel Millennio, per la comunicazione. Con munificenza. Frankopan piega a Luigi Ippolito che “l’Asia guiderà il nuovo mondo”. Non fra un secolo, subito dopo la pandemia.

Classici – Risorgono, si rianimano: sono classici in quanto contemporanei, al gusto della contemporaneità che si vuole variabile. C’è un tempo per Catullo, oppure per Orazio, o Marziale. Per l’“Odissea” oppure per l’“Iliade”. Ci fu, a lungo, per Lucrezio. Tornerà per le “Georgiche”, per Esiodo? Perché non dovrebbe, dopo Greta?
Mario Praz, invitato a un banchetto a Roma, racconta in un prosa ora in “Il mondo che ho visto”, che si vide attorniato da Eumolpo, Ascilto, Gitone, e che anche l’anfitrione generoso, “che non parve gradirlo”, vedeva come Trimalcione. Mentre riflette: “Quale donna d’oggi sarebbe così sciocca da comportarsi come l’eroina di quel romanzo d’amore che pure è definito il primo romanzo moderno”, “La Principessa di Clèves”? O “quale innamorato moderno penserebbe di sottostare alle prove descritte allegoricamente da Guillaume de Lorris”?

Dante – È sempre “in futurum”, in progress si direbbe, sempre in qualche modo attuale e nell’attualità?  Come lo voleva Mandel’stam, Conversazione su Dante”: “È assurdo leggere i canti di Dante senza attrarli verso l’attualità. Sono fatti per questo. Sono proiettili lanciati per cogliere l’avvenire. Esigono un commento in futurum”.

È leggibile in francese in almeno cinque traduzioni. L’ultima, di René de Ceccaty, proposta come un libro di poesie, di un contemporaneo – dopo una lunga introduzione. La penultima, ritmica, molto dantesca, di Jacqueline Risset. Un’altra nuova se ne prepara , con l’originale, nella Pléiade, per l’anno prossimo per i settecento anni .

Eliot, T.S. – Fu, molto, Pound – tanto quanto lo fu Joyce. Ancora giovane poeta americano venuto in Europa per svecchiare la stracca versificazione inglese, Pound tagliava e cuciva i testi di chi si avventurava a proporglieli per un consiglio. Di Eliot fu l’artefice del taglio probabilmente risolutivo dei 55 versi che aprivano “La terra desolata”, dove si raccontava di una sbornia fra ragazzi lower class a Boston. Per l’incipit folgorante e poi famoso, “Aprile è il più crudele dei mesi”. Un calco, per molti aspetti, la metrica, la primavera pregna, di Shelley, “Ode to the West Wind”, una ode al Ponente: “O Wind, if Winter comes, can Spring be far behind?”.

Io - Il “vecchio animale” di cui Svevo diffida, servendosene senza ritegno. O Gadda, che lo vuole "il più lucido di tutti i pronomi", abusandone a ogni riga. Sembra oggi un modo per mettere le cose al loro posto – in prospettiva. L’unico.

Fiche “Fare le fiche” - figa in portoghese - Lévi-Strauss, che lo rimarca come gesto consueto in Brasile, dice “un antico talismano mediterraneo in forma di avambraccio col pugno chiuso, da cui il pollice emerge tra le prime falangi delle dita di mezzo, senza dubbio una figurazione simbolica del coito”.

Oude Kerk – La Chiesa Vecchia, la vecchia cattedrale, al centro di Amsterdam, è chiusa e sconsacrata perché il quartiere delle prostitute in vetrina.
Vi è (era?) sepolto Karel van Mandel, il Vasari fiammingo, che tanto ci ha testimoniato onesto dei pittori italiani, anche di quelli che conosceva solo per fama.

Sfinge – Quella del Cairo Praz dice maschile, “Il mondo che ho visto”, 272: “Effettivamente uno Sfinge, rappresentando il dio Harmakhis” – anche se, nel crepuscolo, “assumeva il volto di Brigitte Bardot”.

Shakespeare – Giovanni Florio, che passa per suo nemico, e forse pure concorrente sula scena, perché non sarebbe stato suo amico? O, se non amico, quello attraverso cui poteva leggere i racconti italiani? Ma Shakespeare non sapeva sicuramente l’italiano di suo…?
La cosa non è senza importanza, giacché Giovanni Florio fu amico di Giordano Bruno, nel tempo che Bruno passò in Inghilterra. Bruno e Shakespeare, grande soggetto.
Ma Shakespeare sembra a leggerlo, nelle cose italiane e non solo, un buon cattolico – non “fa politica”, però… Anche tanta Italia nei suoi drammi e le commedie, sicuramente era in sospetto di papismo. Già prima di lui, per continuare a curarsi dell’Italia, o della Francia, dopo lo scisma anglicano i ricchi e nobili inglesi s’inventarono il Gran Tour, come una visita ai luoghi dell’antichità. Alle rovine.

Voss - Il Vossio – Johannes Voss - sbertucciato da Casanova, “Lana caprina”, per il famoso detto “foeminae non esse homines”, fu un martire della libertà, della tolleranza religiosa. Gli fu tolto l’insegnamento perché variamente sospettato, di pelagianesimo, di arminianesimo. Ancora nell’Ottocento Barlaeus e Vossio, nomi già celebri, che l’Atheneum Illustre d’Amsterdam avevano inaugurato due secoli prima con orazioni famose, la Mercator sapiens e la De historiae utilitate, quando la città, divenuta la Borsa d’Europa, si dotò dell’università, vennero in sospetto, e con loro lo stesso Atheneum: per sospetta tolleranza di culto, di culto cattolico.
I cattolici furono discriminati in Olanda fino a due secoli fa. Dopo i diritti redditizi delle minoranze, nel 1630 Maurizio I di Nassau, principe di Orange, alchimista, sancì la libertà di culto. Dopo aver fatto uccidere il Gran Pensionario Barneveldt, fautore della libertà religiosa e della pace. Maurizio sancì la libertà di culto calvinista, allargandola a luterani, israeliti e anabattisti, che poterono avere templi pubblici. Arminiani, mennoniti e cattolici invece no, solo chiese chiuse. I cattolici erano gli ultimi benché-perché numerosi. Aspetteranno di riaprire le chiese con l’Albero della Libertà, eretto nel 1795 dai francesi: le rivoluzioni fanno bene alla religione. Ma non del tutto, nel tardo Ottocento si discriminava ancora.

letterautore@antiit.eu

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