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lunedì 4 maggio 2020

Cara Cina

Il “Financial Times” dice che molti Stati africani, i cosiddetti beneficati dalla Cina con la Via della Seta, non sono in grado di pagare i debiti e hanno chiesto a Pechino dilazioni. Perché la Via della Seta è questo: finanziamenti, per investimenti e infrastrutture, da confidare a imprese cinesi. Un doppio business, un doppio vantaggio per Pechino.
Pechino, dice sempre il “Financial Times”, non ha risposto. E non è 
detto che accetti le richieste africane, di rinvio, riduzione o abbuono del debito: la Cina non è una tigre di carta, è un dragone coi denti. Il sorridente presidente Xi è un uomo duro a capo di un regime duro, dove si procede per “purghe” .
Ugo Tramballi ne dà sul “Sole 24 Ore” uno scorcio eloquente. “A Roma, suonando l’inno cinese, alcuni italiani cantano «grazie, Cina!» dai loro balconi. E i loro vicini applaudono”. Così, dice Tramballi, twittava Lijan Zhao, portavoce del ministero degli Esteri di Pechino - “erano i giorni del picco, e dei primi arrivi di mascherine dalla cina, non sempre di qualità”. Il Ministero è soprattutto impegnato a disinnescare le tante manifestazioni di irritazione o critica nel mondo, quasi come dopo Tienanmen.

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