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domenica 11 ottobre 2020

Gioventù spenta

Ideata e sceneggiata da Paolo Giordano, forse sul caso del ragazzo americano caduto nel Tevere per voler fare l’equilibrista sulla spalletta del ponte Sisto, ambientata in una base americana inventata a Chioggia, forse per far vedere bei nudi maschili frontali, negli spogliatoi e al mare, raccontata da Guadagnino con la tecnica casuale che è la sua cifra, una mini-serie di niente – almeno alla prima puntata. Cinquanta minuti, cinque-sei episodi evanescenti, inconcludenti: un paio del ragazzo con la madre colonnello comandante della base; un paio alla scoperta della base e delle vicinanze, con bei ragazzi nudi e ragazze troppo grasse o troppo magre; il ragazzo ubriaco e sperso salvato dalla compagna della colonnella, infermiera. Il tutto tenuto assieme dalle cuffie, un distanziometro da quarantena, di autoisolamento radicale. E dalla voglia di birra, negata in ragione dell’età, ma si sa come vanno queste cose. Senza peraltro desiderio o curiosità, né di contatti né di alcol.
È un mondo diverso che Guadagnino propone, sulla traccia di Giordano scrittore dell’adolescenza: casuale, senza idee o passioni o turbamenti? Me nemmeno questo si può dire.
Luca Guadagnino,
We are who we are, Sky

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