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martedì 13 ottobre 2020

Il giallo italiano è di marca Rai

Poco pubblicizzata, una ricchissima mostra video-fotografica della produzione Rai di film e  telefilm (serial) “gialli” e “neri” - “Viaggio nel giallo e nero Rai” è il sottotitolo – che è anche un abbozzo di storia del genere in Italia. Si scopre che è la Rai che ha imposto in Italia il gusto del “giallo”, genere letterario prima poco amato – ancora engli anni 1960 Scerbanenco era amato in Francia e clandestino in Italia. E nello stesso tempo lo ha trasformato, con meno violenza, e più lieti fini. Con una serie sterminata di produzioni, decine di serie, centinaia di titoli. Di produzioni originali, “Il tnente Sheridan, “La baronessa di Carini”, adattamenti letterari, di Gadda (il commissario Ingravallo) o di Camilleri (Montalbano). E importate: il tenente Colombo, Kojak, l’ispettore Derrick, etc.
Si scopre anche il “Twin Peaks” inquietante di trent’ani fa di David Lynch, che ha aperto la tv al genere onirico-fantastico, anticipato nel 1975 da Daniele D’Anza, “L’amaro caso della baronessa di Carini”, che avevamo dimenticato - la Rai fa molte riproposte, ma non del meglio: quattro puntate mozzafiato, un capolavoro.
Dalle teche Rai è possibile rivedere in streaming da una mezza dozzina di postazioni video le icone di questa lunga serie, “circa 80 produzioni”. Commentate da giallisti e studiosi, Aldo Grasso, Manzini, De Giovanni, De Cataldo, et al.. Più un paio di centinaia di fotografie.
È anche vero che lo stile Rai, se ha reso dominante un mercato che ancora negli anni 1970 era di pochi, però lo condiziona: conta l’intreccio, il plot, anche stiracchiato, la “soluzione”, con qualche coloritura, e manca, se non in pochi, forse solo Camilleri e Mariolina Venezia, lo spessore: l’ambiente, anche solo geografico, e i personaggi, specie nei ruoli secondari e marginali, quelli che fanno l’ambientazione.
Maria Pia Ammirati-Peppino Ortoleva (a cura di),  Sulla soglia del crimine, Museo di Roma in Trastevere

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