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giovedì 11 marzo 2021

Sognare ad Algeri, colorato

Un capolavoro di immagini, coloratissime, emzionanti. In “piani” per risparmiare, americano, medio, primo e anche primissimo, ma una goduria per l’occhio, un fuoco d’artificio. Su una sceneggiatura veloce. Forme perfettamente calzanti al contesto, della creatività febbrile, e determinata.
Nejma, una ragazza col viso adolescente della trentenne Lyna Khoudry, studia moda in un college femminile a Algeri, mentre crea suoi modelli, e li vende la notte nel bagno in discoteca, evadendo dal campus. L’integralismo mussulmano è aggressivo, la propria sorella di “Papicha” ne è vittima, sparata a freddo, ma Nejma non si arrende: non emigrerà, pur avendone la possibilità, come tutti che vanno in Francia, e non ha paura dei barbuti e le velate.
Un capolavoro anche politico. La moda è femminile, “Papicha” è quindi un racconto di donne, ma dà corpo finalmente alla donna nel mondo mussulmano. Che non è marginale, come si pensa per pigrizia, che sciocchezza, soprattutto nel Nord Africa - o arretrata, quando tutto va oggi all’unisono nel mondo, lacche e rossetti compresi. Ed è in primo piano nell’islamismo aggressivo. Non da ora, sono state all’origine della a partire dalla deriva feroce impressa alla “rivoluzione dei fiori” iraniana del 1978: masse sterminate di donne in nero sono state all’avanguardia del khomeinismo già nel 1979, e del suo imbarbarimento, a partire dall’assalto all’ambasciata americana a Teheran. Le velate sono state perfino più aggressive in Algeria, non evitando il contatto fisico, padrone di coltelli e kalashnikov.
Una realtà raccapricciante, che Meddour sa raccontare senza enfasi, non di più ma non di meno di come è, fredda e squallida – non c’è sentimento (trasporto, compassione, elevazione) nella furia islamica, solo furia. Il fascino delle immagini è forse nel tema recondito del film: la bruttezza non può uccidere i sogni, per quanto violenta.    
Un film anche di distinta connotazione algerina, benché non indulga in immagini da cartolina. Rapido, sapido, di una mentalità e un linguaggio più volentieri autocritici e quindi disfattisti. Ma non convinti: sardonici piuttosto. E robusti, benché in fuga, di preferenza in Francia: non apocalittici e non rassegnati, fattivi. L’Algeria aveva il capitale umano, le risorse finanziarie (gli idrocarburi, petrolio e gas), e gli sponsor giusti, Francia, Italia, Stati Uniti, per diventare un paese sviluppato rapidamente dopo la rivoluzione del 1954-62,
 ha già sprecato due o tre generazioni, tra dirigismo sovietico e fondamentalismo islamico, con la corruzione endemica, ma pensa sempre positivo.
Mounia Meddour Gens, Non conosci Papicha, Sky Cinema

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