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giovedì 10 giugno 2021

L’America triste

Il titolo orginale è “Mare of Eastown”. Mare Sheehan, una dolente Kate Winslet, è il detective di una piccola città della Pennsylvania, dice la tramina, che indaga su un omicidio, nel mentre che cerca di puntellare la sua vita traballante.
Bene, cioè non è questo il punto – la  serie, nei primi due numeri, “Miss Lady Hawk in persona” e “Padri”, si annuncia robusta, per la “presenza” di Kate Winslet e per la singolare serie di interni piccolo borghesi, nel senso dell’arredamento e in quello delle abitudini familiari. Lo schema è sempre quello: si va per colpevoli evidenti mentre si sa che il vero assassino è, dev’essere, un insospettabile. Ma il contesto è mutato, in questa come in altre serie da qualche anno – come del resto nei film di Hollywood, magari girati da registi di origine asiatica o latinoamericana: è un mondo grigio e piatto, in qualche modo sporco, anche quando si pensa pulito e felice. E non c’è un senso etico della vita, non c’è il buono distinto dal cattivo, tutto è in qualche modo sporco, per essere squallido.
È il rovesciamento dell’American Dream. Che si poteva pendere come una mutuazione delle forme espressive europee, italiane, postbelliche, del neorealismo. Che significa anche un cinema al rispamio, non costoso. Ma è – è evidente anche dagli Oscar, che da qualche anno non premiano che lo squallore, visivo e morale – un fatto culturale e forse epocale: dell’America che non crede più a se stessa, al destino manifesto, e per reazione si lascia cadere a terra, si avvoltola nel letame.    
Una produzione Hbo. Craig Zobel è il giovane regista, Brad Ingelsby l’ideatore e produttore della serie.

Zobel-Ingelsby, Omicidio a Eastown, Sky Atlantic

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