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venerdì 5 novembre 2021

Fellini filologo, con Zanzotto

Una lettera di Fellini iperletterato, che chiede aiuto a Zanzotto, dovendo doppiare il “Casanova”, “spericolatamente girato in inglese” già nel 1976), per una fonetica veneta. Che non sia però un dialetto comune, intende goldoniano, allora si rappresentava molto Goldoni, in teatro e in tv,  “raggelato in una cifra disemozionata e stucchevole” – una lettera da leggere per intero, Fellini era molti Fellini. Zanzotto risponde con una plaquette - il nucleo di questa riedizione, insieme col poemetto “Filò” - di una ventina di composizioni, in lingua e in veneto-veneziano, inventato ma dal suono verosimile: armonioso, liquido, scivoloso. Con una parafrasi-variazione del “Cantico dei cantici” che è invece riprodotto (arrangiato) in latino – un latino alla san Gerolamo.
Un  divertimento e un saggio di fine cultura – due divertimenti, e due saggi. Un blocco di eptastici (strofe di sette versi), con invocazione aggiuntiva a Venezia, Venaga, Venusia – “Recitativo veneziano”. E una “Cantilena londinese”, a proposito della gigantessa veneta che Casanova incontra a Londra, finita “in un miserabile luna-park, in seguito a un matrimonio infelice”.
“Questi due componimenti li avevo già scritti”, annota Zanzotto. Come per una sodale, naturale, complicità o identificazione con Fellini. E li fa seguire da una paginetta che è una dottissima disquisizione sul dialetto, suono e immagini, “destini e «comportamenti» - “restava per me, e resta, l’incognita del «dialetto», della sua scacchiera particolarmente infida”.
Un gioiellino. La plaquette originaria, Edizioni del Ruzante, 1976, con disegni di Felini, e una introduzione di Cristiano Spila. “Recitativo veneziano” è in italiano e in veneziano inventato, casanoviano nel senso che è pieno di riferimenti sessuali. “Cantilena londinese” è una filastrocca, in petél, il linguaggio infantile, sperimentato da Zanzotto già nella raccolta “La beltà”, che distorce le parole e crea nonsense – teorizzato in “La beltà” come un controcanto alla lingua, una sorta di liberazione dall’angustia delle regole; un linguaggio inventivo come già Dario Fo usava in teatro.
“Filò”, una seconda sezione, aggiunta alle due  iniziali per Fellini, è scritto in dialetto trevigiano.
“Filò” e “Per il Casanova” sono inclusi nel volumone Oscar “Tutte le poesie”.
Andrea Zanzotto, Filò. Per il Casanova di Fellini, Einaudi, pp. 84, ill. € 9

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