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sabato 19 marzo 2022

Ombre - 606

La guerra è brutta e terribile. Fa male vederla ridotta a spettacolo. Il road show del presidente ucraino Zelensky, un comico, si può ancora prendere per una performance teatrale, organizzata da abili pr. Ma l’equipaggio dell’Iss, la stazione spaziale multilaterale (con i russi dentro) che brinda in divisa giallo-blu, i colori dell’Ucraina, roba da fotoshop, questo è se possibile ancora più terribile – cinico, menefreghista.


Fra le tante cronache non fatte di questa guerra ce ne sarebbe una, gustosa, su Boris Johnson. Una sorta di pagliaccio, come lui stesso si vuole, messo lì per fare la Brexit, uno che si ubriacava in festini quotidiani durante i lockdown che lui stesso imponeva, che fa il maestro di guerra all’Europa. Ma questo lo dice solo il professor Orsini, che, sebbene della Luiss, essendo un esperto di cose internazionali non è un incondizionale pro-ucraino, e quindi va all’indice.

Da più giorni Biden fa sapere che è vicino a un accordo con l’Iran per il nucleare. Con la mediazione cioè di Putin?

 

Anche Israele, che contro il nucleare iraniano è pronta da tempo a una guerra preventiva, sembra convinta che l’accordo si farà. Ma nel caso di Israele è comprensibile: ha sempre avuto appoggio diplomatico da Mosca, fin dai tempi di Stalin, anche quando Mosca si schierò col nazionalismo arabo, e con i Palestinesi.

 

Titoli bancari in Borsa in altalena, con la scusa della guerra. Intesa mercoledì su del 6,97 per cento, giovedì giù del 4,47, Unicredit su 6,02 per cento, poi giù del 5,40, e così via. Non c’è una ratio (la guerra non c’entra, la politica monetaria nemmeno), c’è solo una Borsa, quella italiana, solo speculativa. Per avere un parterre di operatori ridotto, e per deficit di normativa.


Ha dell’incredibile ma è un fatto l’aumento della benzina di mezzo euro al litro, sulla quotazione future del greggio Brent – un gioco di Borsa, tra proiezioni che un giorno danno il barile a 100 euro e il giorno dopo a 130, senza che un solo barile sia stato spostato. O la scomparsa della farina di frumento dagli scaffali, dove giaceva invenduta. Incredibile è che le Autorità di controllo non intervengano, l’Arera per le fonti di energia, la Finanza per l’imboscamento. Sono talmente commosse dalla guerra da non vedere? Non c’è più l’art. 501 del codice penale?   


Si vota alla Camera in Commissione Affari Costituzionali il blocco di riforme proposte dal centro-destra, e al primo punto c’è l’elezione diretta (popolare) del presidente della Repubblica. Proposta da Fratelli d’Italia, elezione diretta battuta 21 a 19. Non mancavano molti voti al centro destra: sono bastate le assenze di un deputato di Forza Italia e di uno della Lega. Non è una cosa seria, la destra.

 

Non un commento sulla guerra, nei media italiani. Di slavisti, di scienziati politici, di cui pure i giornali abbondano in tempo di pace, di specialisti dell’Est Europa. Solo immagini di disastri, la guerra è brutta. Ma perché, a che fine?

 

Niente giornalismo nemmeno su persone e questioni in qualche modo pacifiche. Per esempio sui rifugiati, tre milioni sono tanti. Ammesso che un milione abbia trovato rifugio presso familiari, in Germania, Italia, etc., gli altri due? Devono stare al coperto, c’è la neve e il ghiaccio, come si sfamano, hanno cure mediche, hanno servizi igienici. Due milioni, in pochi giorni?

Sarebbe anche un giornalismo comodo, non rischioso. Da paesi confortevoli, Polonia, Ungheria, Romania.

 

Due “notizie” su tre sull’Ucraina vengono da New York (storie umanitarie, da Madison Avenue, il cuore della pubblicità) e da Londra (storie politiche – storie politiche, di servizi segreti, etc.). Perché, le traducono in inglese?

 

Non sorprende, e non fa scandalo, una notizia come un’altra, la Juventus, superclub del calcio italiano, che paga come niente otto e anche dieci milioni di ingaggio, annui, strapazzata in Champions da una squadra di secondo rango, nel caso spagnola, che fattura un terzo, paga ingaggi per meno della metà, ha un quinto del debito. Per la terza volta consecutiva, sempre alle prime eliminatorie, sempre da squadre di secondo rango. Il calcio italiano è malato: si costruiscono squadre con i procuratori, per le percentuali - con sfioramenti evidentemente ai dirigenti. Senza tecnica, senza agonismo.

 

Due arbitri non fanno perdere l’Inter domenica contro il Torino, e altri due fanno vincere il Napoli. Non per errori, per decisioni prese senza incertezze. Ma allora che campionato è?

 

Gli arbitri del calcio, sport danaroso, decidono in base a che criterio? Ci sono le correnti tra gli arbitri, come al Csm? Ogni volta che si dà un potere decisionale in Italia è sempre corruzione.

 

Se quello che tutti vedono non lo vedono ben due arbitri, con moviola al seguito, non si potrebbe risparmiare uno dei due? E anche tutto l’apparato della moviola?

 

La strana “trattativa” di D’Alema per vendere aerei e navi da guerra alla Colombia fa emergere un dato passato inosservato: il suo partito non “aveva una banca”, come disse famosamente Fassino al capo della Lega Coop. Nel senso che ne aveva molte di più, col Mussari di Mps, banchiere incongruo ma in grado di portare la banca alla rovina, e Profumo (ora a Leonardo, la società degli aerei da combattimento) a Unicredit – gruppo, peraltro, che lui ha fondato, insieme con la struttura cross-border.

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