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lunedì 14 marzo 2022

A che punto eravamo

A che punto eravamo, prima della guerra, peraltro preparata e minacciata da tempo, anche con insistenza?
Sull’energia – che è la voce di maggior costo per molta industria, oltre che per i trasporti, non si sottolinea mai abbastanza - affermava Romano Prodi l’11 febbraio a “Piazzapulita” su La7, non c’è un disegno europeo, ognuno ha le sue fonti.  Per l’Italia, “secondo me, dobbiamo tornare a un contratto a lungo termine con la Russia, perché la Russia ha interesse a proteggerci. Dobbiamo essere fedeli membri della Nato, ma abbiamo i nostri interessi che sono sacri. Se i nostri tir pagano il gas 5 volte di più dei tir americani, non ce la facciamo”.
In dettaglio, Prodi spiegava: “Noi per decenni abbiamo ricevuto in buona parte gas prima dall’Urss e poi dalla Russia, con contratti a lungo termine che favorivano abbastanza anche i russi e ci davano sicurezza. A un certo punto, abbiamo detto no a questi contratti – spiega – e abbiamo invocato il libero mercato, perché così il gas costava meno. Per qualche anno il libero mercato ci ha favorito, ma adesso ha dato il manico del coltello a Putin. Tutto questo è un problema europeo, ma noi in Italia ci abbiamo aggiunto del nostro, dicendo no al Tap e al gas dall’Adriatico. Siamo, in ogni modo, nelle mani dei russi, almeno in buona parte. Ai russi conviene avere con noi un accordo a lungo termine con prezzi più bassi di quelli di oggi, perché anche loro hanno bisogno di sicurezza”.
Di Putin, che diceva di conoscere bene, Prodi dava questo quadro: “Putin fa gli interessi propri e della Russia. È un empirico che va al sodo e non ha nessun interesse a essere totalmente nelle mani della Cina - la Cina cresce di una Russia all’anno, giusto per dare il quadro della situazione. Se c’è un rapporto di contrattazione, Putin accetta il gioco. Però noi dobbiamo avere la forza necessaria, perché, se gli lasciamo il coltello dalla parte del manico, la forza ce l’ha solo lui”.
(continua)

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