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domenica 13 marzo 2022

Chi era Pasolini 6

I funerali si sono svolti dall’Argentina a Campo dei Fiori, sotto la statua di Giordano Bruno. Uomo geniale, il più colto della sua epoca, e il più reazionario, mai libero, uno del Medio Evo. Sotto le campane a stormo d’ogni chiesa. Il cielo limpido nell’estate di san Martino. Officiante il Partito: per coprire lo scandalo della morte indecente il Pci s’è preso la salma. Fu l’uso dei gesuiti coi morti eccellenti, Leopardi perfino e Pirandello. La funeralizia è arte gesuita, dice Gioberti, che era abate, e non era male: si dava ai non credenti, per un giorno, l’illusione della tolleranza, e ai credenti la conversione in limine d’ogni grand’uomo, a testimoniare la grandezza della chiesa di Roma. Solo Don Giovanni è sfuggito ai gesuiti: quello lo hanno ucciso i francescani, lasciando intendere che il Commendatore lo abbia fulminato - i francescani conoscevano in anticipo l’elettricità?
È un genere, il rituale i fratelli Taviani hanno codificato in morte di Togliatti. È mortuario pure il quadro-manifesto del Partito del nobile pittore Guttuso: un altro funerale, sempre di Togliatti. Il Partito si vuole inconsolabile? Ha iniziato con Malaparte, il quale fece di tutto affinché i gesuiti s’impadronissero di lui, a metà con Togliatti. Un altro che amava solo se stesso, e il cane, da grembo, con la leggenda schermandosi di un amore con Virginia Agnelli: la villa a Capri regalò al presidente Mao, la salma al Pci e a padre Rotondi, per un funerale con bandiere rosse e messa cantata polifonica. E ha continuato con Debenedetti, dopo avergli negato la cattedra. Tre volte, per non essere neorealista, non abbastanza, l’ultima in punto di morte. Il professor Sapegno, che era stato compagno di Debenedetti al liceo e all’università ne bocciava la nomina, pronunciò il necrologio: il morto si prende il vivo – onusto collezionista, il professore, del Direttorio: quante storie riserberà la storia del Partito. In vita Pasolini non poté essere del Partito, aveva dovuto restituire la tessera.
La procedura è che si firma al Partito alle Botteghe Oscure, per portare la testimonianza, e si va a piedi fino alla Casa della cultura. Dove diligenti compagni del servizio d’ordine fanno cordone al corpo squartato e ricomposto dentro la bara, per una breve camera ardente. Poi la bara si porta a spalla, in silenzio, a Campo dei Fiori.
In piazza parlano un funzionario del Partito, uno della Federazione giovanile, e Moravia. Si chiude con la voce del poeta virginale registrata a un festival della Federazione giovanile. Zero libertà, zero fantasia, e l’amore non si sa: si torna alla casella base, linguaggio doppio, fraternità finta, servaggio al Partito che bisognava smantellare. I compagni, che fino a ieri l’hanno criticato su ogni aspetto della vita e del lavoro, se ne appropriano a fini politici. E a lui magari fa piacere, al “dolciastro comunista” di Calvino. Non ci sono altri poeti sui marciapiedi. Ma la poesia si sottrae. E l’intellettuale è traditore.
Col repertorio gesuitico il poeta viene inumato: maschere di cera, occhi umidi di collirio, fiori secchi, il canone della costernazione trascende la morte di Dio. Se non che i gesuiti in tonaca onorano il poeta protestando: padre Alberto Della Vedova è processato per direttissima per aver imbrattato i manifesti del lutto. Un secolo fa i gesuiti furono espulsi dalle scuole, i giornali, i parlamenti, i governi, e forse si sono liberati. Diderot, lo spirito più libero, sarà stato gesuita. Gioberti, che molti ha indotto in peccato con gli scritti che l’Indice ha proibito, sarà ancora un reprobo?
(continua)

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