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venerdì 29 luglio 2022

Berlusconi abbandonato, terza – Berlusconi 30

Da kingmaker a Robespierre di piazza, spalla di Salvini: Berlusconi è sempre a tutti denti, ma non conta più nulla. Già la preview, con lui sempre a tutti denti a una barzelletta di Salvini, a ruoli invertiti, con Salvini poi, che non fa ridere nessuno, non deponeva bene. E prima ancora la presenza di Marta Fascina al colloquio della congiura sollevava dubbi: compagna di affetti o badante politica? Ma anche la campagna presidenziale fu sgradevole, più che ridicola: Berlusconi ottantaquattrenne che chiede il voto per sette anni di presidenza, e ci crede, lascia i covid a ripetizione e gli altri segreti al San Raffaele di Milano, per stabilirsi a Roma, nuovamente – salvo tornarsene a Milano senza nemmeno fare notizia.
Si vota il 25 settembre, entro il 15 ottobre le Camere devono essere “convocate”, il 27 ottobre secondo i sondaggi Giorgia Meloni dovrebbe avere l’incarico di presidente del consiglio. Il 27 ottobre è il centenario della marcia su Roma, di Mussolini che ebbe dal re l’incarico di presidente del consiglio – e fece un governo di coalizione, con i Popolari, i Liberali, perfino i Democratici, tutti eccetto i Socialisti. Forse non andrà così, e comunque non c’è una marcia su Roma, solo pacifiche elezioni, ma è a un mesto tramonto che Berlusconi si è avviato, provocando il voto anticipato.
O non è lo stesso Berlusconi? Quello che si voleva amico di tutti, eccetto “i comunisti”. Acido col “Draghi stanco”, dopo che lo ha silurato – detto da uno con la faccia tirata e lo guardo perennemente velato. Infelice col “riposino in pace” ai collaboratori di trent’anni che lo hanno abbandonato, spiegando profusamente perché. Per non dire dell’instagram della sua compagna Marta Fascina, che dileggia Brunetta con una canzone di De André, “Un giudice”, la scalata di “un nano” ai vertici della magistratura – roba che in America l’avrebbe portata in prigione. Berlusconi che dà un calcio negli attributi a qualcuno era difficile da immaginare. Perfino con Travaglio, che lui fece giornalista e poi gli ha scritto alcuni libri contro, ci riuscì, nella famosa sceneggiata da Santoro: lui era quello dell’amore.
Ora si ragiona sul 37, il 61 e il 2 per cento: nel Rosatellum, il sistema elettorale per intenditori (l’elettore non sa per chi vota), si può finire col sedere per terra per un’infinità di motivi. Se in più non si sa quanti andranno a votare, sicuramente non molti…Tutti i poteri sono del capo partito. Che quindi deve avere grande influenza, per poter dare sicurezza. E cisì è finita che Berlusconi non trova più abbastanza candidati, e pochissimi di rilievo. C’era la fila, li faceva selezionare dalle migliori headhunter americane, ora avvocati, ingegneri e ragazze di bella presenza ci ripensano – a meno che non si accolli lui le spese elettorali. Fuori dall’uninominale secco per oltre un terzo dei seggi, che ora sono solo 600, invece che 945. E nel proporzionale di coalizione chi decide, quanto conta Berlusconi?
Rimarrà come quello che ha saputo guidare alla ragione politica i neofascisti e la Lega di Bossi – di cui non si ricordano più le ampolle di acqua santa di non si ricorda più quale fiume, la Venezia dei dogi e dei carrarmati di cartapesta, il parlamento padano, il marco invece della lira, la politica in canottiera, giallastra, il celodurismo, e che non fu buttato fuori dalla scena politica per caso, il 4 per cento per tornare in Parlamento rimediando per pochi voti (berlusconiani?). Ha reso la destra in qualche modo politica. Ma ha sempre impedito che qualcuno nel suo partito crescesse, non gli ex socialisti (Tremonti, Cicchitto, fino a Brunetta), non gli ex democristiani (Casini, Follini, e i tanti altri), non i suoi ragazzotti eletti a delfini, Tajani, Toti  Alfano, Bondi e altre mezze figure - e in campagna elettorale si programma sulle sue tv mentre ascolta annoiato, irritato, il parlatore Tajani. Un Micciché stratega di due cappotti in Sicilia in due distinte elezioni, con la vittoria in tutti i seggi – la sola Sicilia faceva la sua maggioranza – non ha mai avuto un incarico, uno spazio. E ora si trova solo. Politicamente: avrà problemi a trovare candidati alle elezioni – a meno che non paghi lui le spese elettorali: la fuga è generale. Con la contemporanea sorprendente, non richiesta, professione di fede leghista, pura e dura, da sempre e per sempre (“l’unità d’Italia è stata un errore”), di Fedele Confalonieri, l’amico e collaboratore dai tempi dell’oratorio (“chi portava il pallone si faceva la squadra, Berlusconi portava il pallone”).
Il programma è ridicolo - mille euro al mese ai pensionati sociali, roba da Lauro. I precedenti infausti: chi provoca il voto anticipato è punito dagli elettori, i socialisti nel 1972, i democristiani nel 1976, i comunisti nel 1979. Ammesso che gli elettori a settembre vadano a votare – si parla già di “vedove di Berlusconi”, i più delusi sono le sue innumerevoli, determinate, agitate fan.

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