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giovedì 28 luglio 2022

La guerra non tocca la Russia - 6

Unicredit ha dismesso, teoricamente, le attività in Russia. Ma nel trimestre aprile-giugno vi guadagna 346 milioni, un sesto del totale dell’utile, per un giro d’affari che è una frazione minima del suo totale. E grazie alla rivalutazione del rublo si ricapitalizza, seppure di uno 0,5 per cento. “Abbiamo molte imprese europee clienti, molte italiane, ben contente di essere in Russia con noi”, dice l’ad del gruppo Orcel a “la Repubblica”.  
Tra le banche occidentali ancora operanti a Mosca, alcune sono alla ricerca di personale, per coprire le dimissioni seguite all’annuncio delle sanzioni. Secondo Headhunter, l’austriaca Raiffeisen Bank ha pubblicato a luglio 276 offerte di lavoro, l’americana Citibank 84.
Si tratta sul canale turco per l’esportazione dei cereali ucraini come artificio diplomatico, da una parte e dall’altra, per tenere aperto un canale di comunicazione. I cereali in realtà (grano, mais e altre specie minori) sono stati già esportati, secondo il ministero dell’Agricoltura americano, che monitora il commercio internazionale dei grani. Lo stoccaggio delle raccolte 2021 era stato già smaltito per cinque sesti prima della guerra. E durante la guerra le esportazioni non sono mai cessate, per i quantitativi residui.

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