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martedì 6 settembre 2022

La chiesa dà ragioni

Il giudice della Corte Suprema degli Stati Uniti cui è toccata la redazione della sentenza che riporta agli stati della federazione il potere legislativo sull’aboto, Samuel Alito, fu nominato nel 2006 dal presidente Bush jr. con la fama di conservatore moderato - metodico, attento, e non ideologico. I cambiamenti culturali degli anni successivo lo avrebbero poi reso “semrpe più deluso e arrabbiato”. Specialmente per l’aspetto secolarizzazione, con la marginalizzazione, e perfino la persecuzione giudiziaria, di persone per via delle loro credenze religiose. Per esempio in materia di matrimoni omosessauli. La sua radicalizzazione sarebbe stata completata, secondo il settimanale nella presentazione del suo intervento, dalle nomine alla Suprema Corte di Trump, i giudici Brett Kavanaugh e Amy Comey Barrett. La sentenza che rivede la decisione di cinquant’anni fa sul diritto di aborto, Roe vs. Wade, delendando la materia ai singoli stati, lo testimoerebbe, per tono, tempestività e sostanza.

Il “New Yorker” così commenta il discorso che il giudice ha tenuto a Roma il 21 luglio, alle assise speciali della Notre Dame Law School, la facoltà di Legge dell’università cattolica Notre Dame, intitolate “Notre Dame Religious Liberty Summit in Roma”. Un convegno per analizzare e garantire le libertà religiose. Il nostro paese ha il merito, esordisce il giudice americano, di aver reso “possibile una riuscita e stabile società nella quale gente di fedi diverse vive e en lavora insieme armonicamente e produttivamente. Questo è stato sicuramente un successo storico”. Ma, aggiunge subito, come Roma ci rende chiaro con le rovine del suo impero, niente è permanente. Ricorda i tanti casi di persecuzioni in corso per fedi religiose non tollerate, i Copti in Egitto, i Cristiani in Nigeria, gli Yazidi in Iran, gli Uiguri in Cina. E il motivo è che la libertà religiosa è libertà. “La libertà religiosa è sotto attacco in molti posti perché è pericolosa per coloro che vogliono il potere totale”. In un quadro generale in cui il fattore religioso non è più ritento importante.

La libertà religiosa promuove la tranquillità domestica, ha insistito Alito, e apre la possibilità per popoli diversi di prosperare insieme. La libertà religiosa ha anche alimentato le riforme sociali – per esempio i movimenti contro la schiavitù: “La società civile può contare sulle persone religiose come motori di riforma”. La libertà religiosa è anche strettamente legata alla libertà di parola, e di associazione.

La lezione di Alito si chiude con un aneddoto, di una conversazione con uno studente dell’università di Pechino. Lo studente era cresciuto in una città cinese che, per un insieme di ragioni storiche, aveva parecchie chiese. Quella cattolica vi era nota, disse, come “la chiesa che dava ragioni”.

Samuel Alito, Religious Liberty. “The New Yorker”, free online

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