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domenica 14 maggio 2023

Cronache dell’altro mondo – razziali (232)

“Sono diventata Nera in America. Non è stata una scelta – la pelle color cioccolata vi predisponeva – ma una rivelazione”.
Per il decimo anniversario della pubblicazioni di “Americanah”, il romanzo che he ha fatto un’autrice americana importante, la scrittrice nigeriana Chimamanda Adichie si chiede nell’introduzione alla riedizione se ha fatto bene, a emigrare.
“Non avevo pensato mai prima di me come «Nera»: non ne avevo bisogno, perché seppure il colonialismo britannico ha lasciato in Nigeria molte brutte eredità, l’identità razziale non era una di queste”. Non come in Sudafrica. “In Nigeria ero Ibo e cattolica romana, e anzi nel gentile campus universitario entrambe le connotazioni non avevano rilievo significativo sul mio procedere nel mondo”.
La lista Adichie fa lunga dei problemi che la razza comporta in America. “Essere Nero in America è stato sentirsi schiacciato (bulldozed) dal peso della storia e degli stereotipi”, etc., - “essere Nero era sentire, in ogni circostanza, frustrazione, rabbia, irritazione, e ironico divertimento”.
In questa chiave, Adichie si dice grata all’America per avere scoperto una letteratura afro-americana, “storie piene di grinta e grazia”. Di questa letteratura pensa ora di fare parte, “ma obliquamente: come qualcuno che sta fuori della cultura americana, una persona Nera senza la storia degradata dell’America”.
“Americanah” era già sugli africani d’America: emigrati che ritornano e non riconoscono, affettano di non riconoscere, paesi, persone, lingue, abitudini.

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