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sabato 17 giugno 2023

Aida, una storia di amore, pacifista

Niente kitsch , flabelli, baldacchini, negretti, eserciti, cavalli, per l’ Aida” a Verona, alla celebrazione del centenario dell’Arena – dell’apertura dell’Arena alla lirica, per la giusta intuizione del tenore veronese Giovanni Zenatello nel lontano 1913, quando di persona constatava l’acustica dell’anfiteatro. Una rappresentazione sempre kolossal, con un’orchestra di 160 elementi, altrettanti coristi, e masse di oltre duecento figuranti, tra ballerini e comparse. Tutti con  lusso di costumi, ma in un’atmosfera quasi intimista: Stefano Coda, il regista, che è anche scenografo, costumista e coreografo della rappresentazione, fa scoprire la vera essenza dell’opera, che è una storia d’amore – a cominciare dalla celeberrima “Celeste Aida” d’apertura.
Il sottile tema dell’opera è dell’amore non riamato, di Amneris in mezzo a Radames e Aida. Che s’intreccia coi destini di due re, di due popoli. Un plot perfetto, inventato dall’egittologo francese Augste Mariette (Antonio Ghislanzoni. che figura autore del libretto, è solo un adattatore) per il khedivé d’Egitto, che voleva una degna celebrazione del canale di Suez – lo stesso Mariette che tanto si adoperò per convincere all’opera un Verdi recalcitrante, approntandogli anche la possibilità di provare a Parigi invece che al Cairo.
Coda ha potuto giovarsi della sonorità naturale dei protagonisti, Netrebko, Eyvazov e Olesya Petrova, tanto gli è bastato per sedurre e commuovere. La guerra lasciando sullo sfondo, da pacifista, critico. La battaglia ha inscenato stilizzata, con balletti capolavoro, di coreografie quasi indistinte, di movimenti naturali, senza clangori né crudeltà. Questa limitando alla gigantesca mano che funge da sfondo, unico riferimento battagliero e crudele, rinviando al deposito di mani mozzate dagli Hyksos ritrovato ad Avaria (Tell el-Daba). Un monito  più che una vicenda.   
Stefano Coda,
Aida di Verdi, Arena di Verona

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