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domenica 11 giugno 2023

Raffaello e i suoi modelli – e il Magnifico Chigi

Una celebrazione ennesima di Raffaello, nella villa di Agostino Chigi che lo ricorda in ogni angolo. Di due personalità accomunate nella vita e nella morte – sopravvenuta a cinque giorni di distanza l’uno dall’altro, nell’aprile del 1520. Amore e Psiche, le fatiche di Ercole, le “teste” andate disperse: “Le collezioni di statue che arredavano la residenza di Agostino hanno offerto modelli e stimolo all’invenzione delle storie dipinte dai suoi artisti, e in particolare per Raffaello, la cui svolta classicista è già compiuta nel 1514”. Una celebrazione anche, o soprattutto, del banchiere “Chisio”, che i curatori vogliono “l’altro Magnifico”.
Di Raffaello si ricostruiscono possibili, anzi probabili, influenze di modelli greci, scultorei, emersi ai suoi anni oppure in mostra a Roma. La novità è il personaggio Agostino  Chigi, che la mostra per la prima volta mette in luce. Giovane curioso a Roma, poi banchiere abile, propositivo e non impositivo, che seppe meritarsi la fiducia di papi molti diversi, dal Borgia Alessandro IV a Leone X Medici. Di cui finanziò le cerimonie di incoronazione, e che lo volle sposato, dopo un convivenza lunga quattro figli – sfumata la possibilità di nobilitarsi per matrimonio con Margherita Gonzaga (“La Fornarina” degli Uffizi, a giudizio dei curatori, che la titolazione vogliono erronea), che lo rifiutò. Senza rimetterci (anche se alla sua morte i creditori disintegrarono il suo notevolissimo patrimonio) e anzi guadagnandosene i favori - fino all’“adozione” da parte di Giulio II nella sua famiglia, per nobililarlo. E i privilegi, il più importante (e ricco) il monopolio dell’allume che si cominciava a produrre sui monti della Tolfa – il borgo di Allumiere lo ricorda.  
Una larga parte della mostra espone volumi fatti stampare da Chigi, o edizioni a lui coeve, dei classici, Teocrito, Pindaro, Ovidio, Apuleio, fonti delle storie dipinte nella grande loggia e nelle sale della villa. E parte della grande collezione con cui “il Magnifico” ornava il suo gabinetto di lavoro, di gemme, camei, medaglie.
Una sede sempre eccezionale, per il luogo, tra l’Orto botanico e il fiume, le architetture, i giardini, ma limitata alla fruizione, due o tre panche fuori della villa. Una mostra curata, a rileggere tutto, che si vede come abborracciata - troppo buio nelle sale, molto più di quanto necessario per proteggere le cinquecentine. Un biglietto caro, e un brochure solo online.
Raffaello e l’Antico, nella villa di Agostino Chigi
, Roma, Villa Farnesina

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