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giovedì 28 settembre 2023

Polanski fa la festa al Millennio

Una celebrazione di Fine Millennio ritardata ma di gran lusso. Al Palace Hotel di Gstaad. Un lusso da pazzi, i convenuti di Polanski fanno a gara negli spropositi: Mickey Rourke gonfiato dalla chirurgia plastica, o Sydne Rome, John Cleese e Barbareschi, una Fanny Ardant spiritosamente in maschera, per una volta nel genere grottesco. Mostra anche la Russia, sempre eccessiva, anche nella violenza, con il cameo documentario di Yeltsin che lascia il potere, al giovane Putin, che promette rigore e libertà.
Un addio tronfio e stupido al Novecento e al Millennio - che invece ci ritroviamo, e nel nostro piccolo pratichiamo, senza soluzione di continuità. Non è piaciuto ai critici (perché prodotto da Barbareschi? oggi in prima visione, veniva presentato stamani con “voto del pubblico” mediocre, due-tre stelle su cinque), ma è un godimento. Perché “non sembra” un film di Polanski? È un film di Polanski, che è sempre stato irriverente, verso tutte le storie e le realtà che filmava, anche le più serie. Per una filosofia che non si saprebbe contraddire: è sempre la stessa storia, di passioni e idiozie, più o meno avvertite, e camuffate. L’arte compresa, Polanski è il regista dell’ironia nell’arte, dell’arte che non presume di se stessa, che qui, forse più che negli altri suoi film, porta alla caricatura.
Uno sberleffo irriverente e simpatico di Polanski novantenne al cinema, che è illusione. Alla ricchezza, che non sa vivere. Sceneggiato con Jerzy Skolimowski, 85 anni, col quale aveva fatto il suo primo film, sessant’anni fa, “Il coltello nell’acqua”.
Roman Polanski, The Palace

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