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martedì 26 settembre 2023

Le sanzioni colpiscono l'Europa più della Russia

Nel 2022 Mosca ha aumentato di quasi il 100 per cento le entrate da esportazioni petrolifere, di greggio e prodotti raffinati. Nel 2023 ha amentato le esportazioni del 50 per cento. Beneficiando di un prezzo del greggio che, in cooperazione con l’Arabia Saiita, è riuscita a portare sui 100 dollari a barile, un’enormità, semplicemente vendendo meno petrolio – si pensava che per finanziare la guerra avrebbe dovuto svuotare le riserve e ridurre i prezzi, e invece ha ridotto l’offerta.
Le sanzioni non hanno colpito la Russia, che continua a esportare verso altri mercati. Vende a prezzi alti anche i prdotti petroliferi, sottraendosi al “price cap”, il tetto ai prezzi, di 60 dollari a barile deciso ultimamente dal G 7: semlicemente, non assicura più i trasporti con i broker londinesi, queli che (in teoria) avrebbero dovuto imporre il price cap.
La vicenda del price cap mostra quanto c’è di improntitudine da parte europea nelle vicende internazionali: imporre un prezzo nei mercati? a chi? La mancata efficacia delle sanzioni, che anzi hanno colpito l’Europa più che la Russia, dice anche c’è un jeu de dupes, che le sanzioni sono una partita dei furbi.
Le sanzioni come arma economica non sono state mai efficaci, da Napoleone in poi, da quando furono adottate la prima volta, contro l’Inghilterra, che il dittatore corso non riuscì a sottomettere, quindi da oltre due secoli. Le guerre si vincono in altro modo. Ma quelle che l’“Occidente” ha adottato contro la Russia, su impulso americano, sono squilibrate, palesemente. Le sanzioni sull’export energetico russo riguardano solo l’Europa, gli Stati Uniti non dipendono dalle importazioni di petrolio, e di gas sono grandi esportatori. L’inflazione da gas e petrolio sta abbattendo l’Europa, non colpisce gli Stati Uniti: non ne sono ìmportatori, anzi sono esportatori, e hanno rilanciato in questi due anni grazie ai rincari americani gli investimenti nella ricerca e produzione interne, che languivano da due decenni. L’Arabia Saudita che ha provocato il caro-petrolio d’intesa con Putin, è in simbiosi militare, politica ed economica con gli Stati Uniti –le relazioni con India e Cina, che dovrebbero preoccupare gli Stati Uniti sono marginali, e quasi da specchio per le allodole.

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