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lunedì 25 settembre 2023

La Russia nel cuore dell’Africa

La Russia sovietica ha lasciato grate memorie in Africa, e il golpe del Niger né è una prova, se il generale golpista Tchiani, formato in Francia, può dichiarare di avere “la Russia nel cuore”, e cacciale truppe francesi. Non l’unica. La presenza russa in Africa viene limitata ai lanzichenecchi della brigata Wagner, ma la brigata Wagner è – era – presente in molta Africa in ricordo della presenza sovietica. Come contrasto al neocolonialismo, che s’intende europeo, occidentale. Forte cinquanta e quaranta anni fa, all’indomani delle indipendenze, ma non pù debole oggi. Soprattuto nello storytelling, nel sentimento comune, ma non senza pietre d’inciampo solide. Non c’è nessun aiuto europeo, in nessuna forma, e c’è qualche sfruttamento, soprattutto da parte della Francia, per le risorse minerarie e da qualche tempo per le fonti di energia. Nonché sullo scandalo emigrazione, con l’Europa che costringe l’Africa all’illegalità e all’avventura, costosissima e spesso mortale.
Meloni è l’unica leader  europea che si è avventurata in Africa da alcuni decenni, ed è tutto dire – specie sullo sfondo della guerra che mezza Bruxelles, la parte progressista, le muove per questo pur modesto impegno.
Lo stesso sentiment ha favorito l’ingresso (un ritorno, in realtà) nel continente della Cina.
Non c’è una presenza russa in qualche modo paragonabile a quella sovietica di cinquante e quaranta anni fa, in Somalia, Etiopia, Angola, Mozambico, Guinea-Bissau, Tanzania, Uganda, Zanzibar, Zimbabwe, oltre che in Egitto e in Algeria. Ma Putin può contare nelle varie assemblee mondiali su un sostegno vasto. La Russia è anche l’unico paese, in questi due anni di guerra che si è occupato di non far mancare le granaglie, per il poco che valgono.

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