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giovedì 23 novembre 2023

Novecento rivoluzionario e distruttivo

È la voce “narrativa” che Magris compilò per la Treccani nel 1979, quarantenne ma già autorevole. È un’analisi, di fatto, del Novecento, attraverso alcuni suoi narratori, Thomas Mann, Musil, Woolf,
Joyce, Svevo. Una anatomia del secolo.
La dissoluzione dell’epica, e di ogni altro ordine, fino alla crisi del soggetto. In realtà, in filigrana, l’autoritratto di un secolo di traumatismi. Tecnici, politici e militari. Tali da annientare il positivismo fideistico dell’ Ottocento. Delle “magnifiche sorti e progressive”. Dell’individuo – del poco o molto narcisismo concesso all’essere umano. Dissolto nelle “mobilitazioni totali”, o “rivoluzionarie”, di guerre senza limiti, esterne e interne, per durata e distruttività. In cui la narrazione si concentra sull’io, anche nelle storicizzazioni di Musil e Thomas Mann, ma sui toni del compianto. 
Con molte assenze, inevitabili? Di Proust – e di ogni altro francese che pure sarebbe stato in tono con l’anamnesi, Camus, Sartre. Degli americani, che tanta parte hanno avuto nella narrativa del secolo, in America e fuori. E di Garcia Marquez, o Borges, in aggiunta ad Amado, che esaurisce il resto del mondo.  
Claudio Magris, Narrativa, Treccani pp. 168 € 10

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